(866) Meccanismo

Per una sorta di maledetto meccanismo quando il panico arriva io me ne vado. Me ne vado proprio. Se non lo si prova non lo si può capire. Non è una cosa che programmi, è un automatismo che non ha bisogno di tasti da premere. Arriva il panico e io me ne vado. Stop.

Questo mi ha permesso, suppongo, di sopravvivere quindi non è che lo viva male, anzi. Solo che ho pensato che se lo scrivo magari lo capisco meglio. Capire meglio non fa mai male, al massimo dà qualche fastidio. Un fastidio sopportabile. Non capire mi fa venire l’orticaria.

Ritornando al panico, valutando in soldoni i precedenti, posso soltanto dichiarare che non l’ho provato spessissimo, ma le volte che si è presentato alla porta l’ha trovata sempre aperta. Chiudere a chiave sarebbe una buona idea, lo so, ma è una di quelle cose che dimentico di fare sistematicamente. Fatto sta che lui arriva e io manco ci provo a parlargli, me ne vado e basta. Lascio lì il resto di me. E via.

Ok, un’altra cosa che mi viene in automatico è, davanti a una persona che mi sta mentendo, spingere la conversazione finché non si palesa in tutta la sua miseria. Qui ne sono cosciente, mi parte l’embolo e inizio ad incalzare il mio interlocutore finché non lo vedo annaspare. Ci riesco sempre. Detesto essere presa per fessa, una volta stavo zitta, ora molto meno. Mi parte l’embolo. E via.

Un’ultima cosa che faccio in automatico è dare per scontato che se qualcuno mi chiede un favore io sia tenuta a farglielo. Non mi chiedo mai il perché si siano rivolti a me e se sia il caso di rispondere sì o di declinare. Mai. Un’assurdità che solitamente pago con un mezzo travaso di bile, perché la maggior parte delle persone non ha ritegno, chiede e pretende, pretende e continua a chiedere, senza scrupoli. Ok, qui ho preso le mie misure. La mia testa dice sì in automatico, io mi prendo due minuti per pensarci. Magari dico sì lo stesso, ma con coscienza. Così poi mi incazzo con me stessa e con la mia coglionaggine. Tutto perfetto. 

Va bene, penso di aver detto tutto anche per oggi. Vado a letto. In automatico.

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(540) Questione

Questione di buongusto. Questione di buonsenso. Questione di buona educazione. La questione si pone, eccome!

Perché se non è previsto nel tuo DNA, il buongusto e il buonsenso è difficile farteli entrare nel sangue. Ci si potrebbe impegnare anni senza per questo riuscirci. La cosa peggiore è che chi è portatore di cattivo gusto e manca di sale in zucca non se ne accorge. Circola nel mondo seminando petardi come se niente fosse e lo fa con la scempiaggine di chi è convinto di stare nel giusto. La questione non riguarda loro, ma gli altri. Ti scoppia un petardo tra i capelli e ti si incendiano, ma il petardo te l’ha tirato un idiotone, tu che fai?

Se hai buonsenso spegni l’incendio e fai presente all’idiotone che ti ha danneggiato (se non ce n’hai, di buonsenso, gli spacchi la faccia), ma non risolvi nulla. La questione rimane congelata: l’idiotone resta un idiotone e tu resti lì coi capelli bruciati. Amen.

Non si porrebbe alcuna questione se gli idiotoni danneggiassero soltanto loro stessi, ci sarebbe un senso di Giustizia Divina in questo. Si dormirebbe tranquilli. Invece no, non è mai così. Le conseguenze rimbalzano su chi non c’entra un tubo. E lì parte l’embolo.

Una questione da risolvere? Risolvere come? Con il buonsenso. Con il buongusto. Con la buona educazione. Massì, facciamoci del male, illudiamoci ancora e ancora. In fin dei conti non c’è questione che tenga, siamo destinati a estinguerci e in malo modo. E sia!

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