(146) Speranza

Quanto costa la Speranza? Alcuni dicono che costa troppo, costa la disillusione e la perdita di fiducia nella vita. Credo che il pericolo esista, credo che se non ci gestiamo bene questa cosa della Speranza possiamo davvero rischiare di perdere la voglia di credere nella vita.

Giochiamo d’astuzia, allora. Mettiamo in conto che la Speranza non porta in sé Certezza né Garanzia. Trattiamo la Speranza per quel che è: un’immagine bella di come vorremmo essere e di come vorremmo che fossero le cose per noi. Niente di più, ma niente di meno.

Lasciamo al nostro bisogno di Certezza il suo posto, sacrosanto. Chiediamo qualche Garanzia se la posta in gioco è consistente, è nostro diritto. Mettiamoci nella condizione di non aggiungere alla Speranza la brutta bestia dell’Aspettativa, che crea stress e tensioni. Facciamo in modo che la Speranza sia solo se stessa, che sia gioia intima nell’immaginare ciò che vorremmo per noi. Senza caricarla di pesi che lei non chiede e che noi non abbiamo il diritto di darle.

In questo modo, se siamo bravi a gestire questa cosa, schiveremo il disfattismo e la piccineria che ci trasformano in larve che non osano alzare lo sguardo al cielo per paura che questo gli crolli addosso.

Non sono un monaco buddhista, non ne ho la stoffa. Mi piacerebbe poter far senza essere vittima dei miei sentimenti, ma non ne sono in grado. So che quando immagino qualcosa di meglio per me ho voglia di fare, ho voglia di provare nuove strade, ho voglia di essere parte attiva per realizzare qualcosa di molto vicino a ciò che ho immaginato. Con me funziona, lo può testimoniare la mia vita, i miei giorni ne sono la prova e se funziona con me può funzionare con tutti. Garantito.

Una cosa vorrei davvero: vorrei che negli occhi dei ragazzi che mi stanno di fronte in questi giorni ci fosse posto per la Speranza. Molto posto, così tanto da far loro dimenticare quel cinismo che si sono imposti perché la vita li ha delusi. Se non imparano a dare il giusto peso alle delusioni come faranno a vivere una vita piena di benessere?

Diamo loro il buon esempio, per favore.

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(42) Illusioni

Non è che ci si illude senza esserne coscienti. Una parte della tua mente (magari il nocciolo più intelligente) lo sa che ti stai illudendo, ma decide di rischiare.

Le illusioni non fanno male, sono le disillusioni che ti possono uccidere. Bisogna ricordarlo, perché altrimenti togliersi tutte le illusioni di dosso può diventare la battaglia eterna ed eternamente persa. Che fa male uguale, anzi, forse fa ancora più male.

A volte mi illudo che le cose possano andare proprio come io le voglio, le penso in un certo modo e mi racconto che così andranno. Solo perché non so pensarle diversamente, non so gestirle diversamente. Solo perché non so.

Nel “non so” ci sta tutta la miseria della mia condizione umana, che è quella di tutti gli esseri viventi, né più né meno. E visto che non so: invento. Invento e mi incanto. Non ci posso fare niente e, a dirla tutta, non voglio fare niente per cambiare questa dannata abitudine.

Mentre vivo la chimera mica sto male. E’ dopo che diventa difficile controllare la caduta del morale, quando arriva la botta in testa: il disinganno.

Va bene, ormai è successo talmente tante volte che dovrei averci fatto il callo, ma avrei bisogno di trovare il modo per disintegrare la bestia della delusione. Devo farla fuori, quella mi stordisce davvero.

Non per sempre, però. Mi ripiglio sempre più in fretta, pronta per un altro incantamento.

Boia chi molla!

(…) voglio vivere così

col sole in fronte

e felice canto

beatamente (…)

“Voglio vivere così” di Andrea Bocelli

b__

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