(948) Particolarmente

Sono particolarmente attenta gli sguardi delle persone. Dove si fermano, intendo, particolarmente dove si fermano. Credo mai a caso, credo ci sia anche quando inconscia un’intenzione. Anche quando stai soltanto cercando di focalizzare un pensiero e i tuoi occhi si fermano in un punto in aria o in terra o all’orizzonte. In quel micropunto di posa c’è la sospensione di tutto. Affascinante, vero?

Sono particolarmente affascinata dalle questioni come: scegliere, decidere, agire. Ognuno di questi verbi si porta addosso un carico notevole, in positivo e in negativo, e osservandoli da vicino, e ancora più da dentro, le variabili intrecciano i Destini degli Esseri Umani come in un telaio antico, con un certo rigore di successione e con una precisione rassicurante.

Sono particolarmente irritata dalla deresponsabilizzazione praticata ad oltranza, calpestando il buonsenso, l’etica e il pudore. E soprattutto, soprattutto, pretendere di essere riconosciuti vittime delle circostanze (ma intelligenti, soltanto un po’ sfortunate) perché così vien facile avercela con gli altri. Chi? Tutti gli altri, ovvio.

Sono particolarmente stanca di immersioni nel passato che tolgono forza al presente. La mia ossessione di dimenticare qualcosa che mi ha attraversato ha superato di un bel metro il livello massimo consentito, quindi credo che prenderò la decisione delle decisioni e la prenderò ora. Basta.

E se manterrò la mia posizione e riuscirò ad avanzare, sarò particolarmente fiera di me.

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(712) Apparecchiare

Spendo molta della mia energia nella preparazione. Credo sia la parte migliore, il momento in cui le idee possono splendere. Immagini che ogni dettaglio sia perfetto, che ogni cosa sia al posto giusto, che tutto-proprio-tutto vada come vuoi tu. Per me è il momento in cui posso curare le mie idee affinché siano accoglienti e creino benessere per chi ne usufruirà.

A ben pensarci non ho fatto altro che apparecchiare il mio presente per tutta la vita, e non è poco. Davvero non è poco.

Mi sembra addirittura di non saper fare altro, e questo è di certo un limite. Faccio fatica a smettere, non riesco a stare con la testa ferma e godermi quanto ho fatto, sono sempre spinta oltre, devo sempre pensarne una nuova e arrovellarmi per riuscire a rendere il pensiero concreto, reale. Stachanov mi fa un baffo. Su tutta la linea. Non so se esserne orgogliosa o dolermene, sinceramente non lo so.

Tanto per cambiare sto apparecchiando un’altra tavola, e già non mi do tregua: immagino, strutturo, schematizzo, distribuisco il fare… Sì, una macchina da guerra. Non è per la guerra che mi sto preparando, però, questo spero farà la differenza. Fidarsi delle persone – alla mia età – non è facile, ti domandi sempre come e dove stavolta ti colpiranno, ma alla fin fine ci vuole una bella tenuta di nervi a stare perennemente sul chi-va-là. I miei nervi già sono oberati per tutto quello che devono affrontare, non posso trascinarli anche nel girone infernale dei cinici ad oltranza. Eh!

La vita, dopotutto, è un atto di fede. Se ci sei e non ci credi che resti qui a fare?

 

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