L’avere ragione non è una priorità per me. A dirla tutta non me ne frega niente. Non penso e non dico qualcosa per avere ragione, posso anche avere torto marcio che non fa alcuna differenza. Prendo in carico quello che penso e quello che dico e cerco di trovare un senso al giusto e sbagliato o alla possibilità che non ci sia sempre e per forza un giusto e uno sbagliato. Pace.
Il confronto schietto e leale mi aiuta a capire meglio. Mi interessa capire. Mi interessa capire meglio me stessa e capire altri punti di vista. Mi interessa sinceramente. Non per affermare me stessa e il mio pensiero, non per prevaricare le opinioni altrui, non per evidenziare una qualche mia superiorità (madeche?). Ai più sembra impossibile. Impossibile che io sia davvero questo tipo di persona. E di per sé è offensivo, ma non me ne importa niente perché ho superato da un bel pezzo l’adolescenza e piacere agli altri non è in cima ai miei desideri. Anche questo ai più sembra impossibile.
Ci sono cose che non ho più voglia di spiegare a nessuno. Ci sono cose non ho più bisogno di spiegare a qualcuno. Ci sono cose che non serve più che io comunichi al mondo. Una gran bella liberazione, davvero.
La ragione è dei giusti o dei folli o degli stolti o dei saggi? La ragione muta padrone ad ogni provocazione lanciata sul piatto di un qualsiasi argomento. Che gira la testa solo a pensarlo, solo a cercarla. Che importa quindi?
Lascio il gioco e la posta che si è accumulata sul piatto. Ho solo bisogno di dormire e di ritornare in me, in quell’equilibrio che mi viene sottratto ad ogni turbolenza. Credo di non essere attrezzata per affrontare certe giornate. Temo non lo sarò mai.
Pace.
La ragione della non-ragione che si mostra alla mia ragione, smagrisce la mia ragione.
(Miguel de Cervantes)