La comunicazione è rispettosa quando si attiene non soltanto alla buona educazione, ma anche a quel pudore delizioso che appartiene alla gentilezza. Ora, non è che si pretenda che tutti sempre siano gentili (sarebbe ingenua e utopistica come ambizione), ma la buona educazione – livello standard – sì, quella la si dovrebbe pretendere.

Negli ultimi tempi la mia tolleranza sta perdendo colpi, quando mi trovo coinvolta in situazioni che mancano di educazione e di comunicazione rispettosa me ne vado. Esco dalla stanza (se non fisicamente almeno con la testa e l’attenzione).

Sarebbe bello se tutti quelli che la pensano come me lo facessero, non solo mentalmente ma proprio fisicamente: lasciare la stanza quando il livello minimo di educazione non viene raggiunto. Sarebbe bello contarsi e riconoscersi e farci forza del fatto che non siamo soli nel nostro disagio esistenziale. 

“Lascia la stanza” è il consiglio che oggi mi sento di dare a chi come me non sa contenere il fastidio in certe situazioni rozze e mortificanti. Perché subire quest’assurda violenza? Lasciamo la stanza!

Bene, oggi sarò breve perché rispetto a quello che vorrei i miei tempi sono risicati, quindi lascio in sospeso questa mia umile richiesta attingendo alla saggezza di Simone Weil:

Nessuno ha amore più grande di colui che sa rispettare la libertà dell’altro.

E io aggiungerei: anche la propria libertà.

 

 

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