Parlare di sé è la trappola più viscida da cui sfuggire. Tutti, nessuno escluso. Come ci vediamo e come il mondo ci percepisce (al di là di quello che noi raccontiamo di noi stessi) sono due cose che possono non avere alcuna attinenza. Pazzesco? Forse. Ma ignorarlo è da ingenui, oggi più che mai.

Ogni volta che qualcuno mi si presenta come “persona solare” naturalmente faccio un balzo indietro.

Ogni volta che qualcuno si dichiara essere una “persona sensibile” io faccio dietrofront e vado altrove, la mia sensibilità sa che verrà calpestata sistematicamente perché quella è una palese dichiarazione di guerra: la mia sensibilità vale più della tua, stai attenta a quello che dici o fai perché se mi ferisci le conseguenze ti saranno letali.

Sto esagerando?

No, non credo.

Lo stesso concetto è applicabile a chi si definisce “elegante”… permettimi, ma non sei tu che devi valutarlo. Tu puoi sentirti una persona elegante, ma non è detto che così vieni recepita dal resto del mondo. Fattene una ragione. Autoincensarsi non è mai una strategia che ripaga bene, specialmente sul lungo termine perché uno scivolone lo fanno tutti prima o poi. Proprio tutti.

Diciamolo in un altro modo, senza andare troppo sul personale: il fantomatico “siamo leader del mercato” è talmente abusato da scatenare una sorta di ilarità naturale ogni volta che compare sulla scena. Ma leader de che?

Sarai pure solare, ma ci sono giorni in cui sei più buio della notte. Se stai male, il sole sparisce.

Sarai pure sensibile, ma essere sensibile nei confronti di te stesso o del mondo in generale non è garanzia di empatia. Da lontano, nei confronti degli altri, siamo tutti sensibili. Da vicino le cose cambiano. Nonostante la tua declamata sensibilità, quando senti il fiato del tuo vicino sul collo potresti trovarti a disagio e agire come non dovresti. Così come tutti. Tutti.

Quindi…

Se si dichiarasse esattamente chi siamo, ci sarebbe da ridere.

Sono tutto e niente al contempo. Ti può bastare?

Sono come te, come loro. Come tutti.

Non può bastare?

E se vuoi proprio sapere chi sono, guardami-ascoltami-vivimi e poi decidi. Dimmi tu chi sono per te, vediamo se riesci a sorprendermi.

La mia idea di me stessa, la mia opinione di me stessa, il mio giudizio su me stessa non cambierà in ogni caso.

Rimango io, che tu mi veda vincente o perdente. Bella o brutta. Simpatica o antipatica. Buona o cattiva. Brava o incompetente.

A giorni sorridente, altri meno.

A volte introversa, altre estroversa.

A tratti interessata al mondo, oppure no.

Ecco perché scivolare via senza essere notati, spesso, è l’unico modo per sopravvivere.

La libertà di scivolare via.

E poi ricomparire quando si è al meglio e si può condividere il meglio di noi stessi con chi ci sta attorno.

Credo sia la più alta forma di rispetto a cui ambire.

😉

 

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