Che titolo originale, vero? Sì, non volevo farlo troppo filosofico, ma volevo fosse preciso. Ho sacrificato la creatività in favore dell’efficacia (soprattutto per la SEO).
In effetti come primo giorno dell’anno potrei parlare di tutto e di niente. Di tutto perché tutto è ancora da vivere e di niente perché se non lo hai vissuto ne puoi scrivere? Questo è un dilemma che mi porto sul groppone da quando ero una studentessa di tecniche di scrittura alla Scuola Holden, ovvero: puoi scrivere di cose che non hai vissuto/sperimentato? Come puoi praticare l’immersione in un personaggio che è totalmente inventato? Mi sono sempre risposta che non deve essere totalmente inventato, soltanto in questo modo può appartenermi. Sempre partendo dal presupposto che un personaggio che hai creato sia destinato ad appartenerti.
Ma non è di questo che intendevo parlare, oggi che è il primo giorno di un anno che sembrava tanto lontano e che invece è qui. Diverso da come me lo immaginavo da ragazzina, totalmente diverso… e non migliore, no. Sono sempre stata una che guardava al futuro come a una meravigliosa possibilità di benessere, non vedevo l’ora che arrivasse per scoprire tutto quello che aveva in serbo per me. Non mi sono mai definita un’ottimista, ma una possibilista sì. Credevo nelle opportunità, nei colpi di scena che ti cambiano la vita e ti fanno afferrare la felicità anche solo per un istante. E poi sono cresciuta.
La prima volta in cui mi sono risvegliata da quello stato lì (quello appena descritto) coincide con una perdita importantissima, improvvisa e devastante per le conseguenze che ha avuto. In quell’istante – sì, è stato un istante infinito – ho iniziato ad avere paura del futuro. Prima quella paura non c’era, poi si è palesata come una quintalata di piombo sul cranio e non se n’é più andata.
In quelle condizioni ti si piegano le gambe, la schiena inizia a cedere e il procedere diventa maledettamente faticoso.
Stanotte, allo scoccare delle 00:00 ho sentito qualcosa che ho riconosciuto come vecchia conoscenza a cui non pensavo da molto tempo (non so se vi è mai capitato, è una cosa strana in effetti) e ho ripercorso certi eventi e certe sofferenze guardandole da una prospettiva diversa. Ho iniziato a pensare, quindi, che quello che avrei voluto ricominciare a fare era vivere senza aver paura del futuro. Una cosa piccola eppure enorme. Focalizzata, più che altro, e questo me la rende più accessibile.
Non starò qui a spiegare il perché mi sembra importante ora né il come riuscirò a farlo (non so davvero se ci riuscirò), a chi interessa?, però l’ho voluto condividere qui affinché mi sia utile. In qualche modo che non so, magari, ma che saprò. Spero.
Non avere paura del futuro per me significa pace mentale nonostante tutto.
Cosa significa per te?
Qualsiasi cosa significhi, ti auguro di arrivarci. Abbiamo 365 giorni per impegnarci nell’impresa, potrebbero sembrare parecchi ma vanno via che neanche te ne accorgi quindi ci conviene iniziare subito.
Perché il futuro inizia qui.
Ora.
…
Daje!
😉
[quando il futuro non faceva paura]
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