Ci potresti mettere una vita a trovare il tuo posto nel mondo, potresti non trovarlo mai. In quel posto che porta il tuo nome non dovresti più combattere, ti basterebbe essere quel che sei. Nessuno potrebbe chiederti di più o volerti diversamente. Nel tuo posto non avresti competitor, usurpatori, delatori, rotture di scatole né fastidi. Il Nirvana.

Nel tuo posto risiede la tua felicità.

Tutti gli altri luoghi di questa terra, a meno che non siano il tuo posto, sono un inferno. Quell’inferno dei viventi di cui Italo Calvino ha tracciato perfettamente i confini ne “Le città invisibili”, ovvero:

L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secono è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

Quando incontri un inferno che non ti appartiene dovresti considerarlo un luogo di passaggio. Un passaggio veloce sarebbe meglio perché ci si abitua in fretta a stare male, il male alimenta sé stesso e annienta anche il buonsenso.

Bisognerebbe ricordarsi sempre che il nostro posto c’è, esiste perché noi esistiamo. Raramente è proprio dove nasciamo, ma è sempre al centro di noi stessi e potremmo portacelo ovunque se solo imparassimo a riconoscerlo e a proteggerlo.

Il tuo posto, come il mio posto, non è un luogo utopico in cui cercare rifugio. Lo definire piuttosto come il luogo pluridimensionale in cui Essere.

Non è qualcosa che si può perdere, non è qualcosa che ci può essere rubato, non è qualcosa che ci viene concesso. Non è qualcosa che dobbiamo crearci. Esiste dall’istante in cui noi iniziamo ad esistere.

Vorrei che tutti potessero sentire la potenza di questa condizione umana dentro il proprio stomaco perché credo che questa consapevolezza riuscirebbe a neutralizzare l’orrore di tanti inferni e ridurrebbe di molto il fardello pro-capite che ci portiamo addosso, oltre che quello dell’Umanità intera.

Questa riflessione, che vuole essere anche un augurio, la deposito qui e farà da ponte (saltando Natale) per il 1° gennaio 2024, il Nuovo Anno. Nuovo perché ancora non vissuto, solo per questo.

Farò scivolare queste due settimane per recuperare l’energia che i 12 mesi appena vissuti mi hanno richiesto. Sistemerò i pensieri e forse darò vita a un nuovo progetto. Sono sempre piena di buone intenzioni che non sempre riesco a mantenere, quindi il forse è d’obbligo.

Abbiate cura di voi.

Vi auguro di trovare il vostro posto e che sia l’inizio della vostra felicità.

😉

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