(506) Ambizione

E a un certo punto ti devi arrendere. I tuoi propositi, le tue aspirazioni non funzionano, all’ennesima prova devi mollare. Ti metti l’anima in pace e ti adegui, come fanno tutti. Perché non sei più intelligente degli altri, non sei il fenomeno che la vede più lunga di tutti, no. Ti devi rassegnare all’evidenza.

Non è la prima volta che l’evidenza ti sbatte in faccia la verità, non è la prima e non sarà neppure l’ultima perché, finché non lo avrai capito, l’evidenza rimane quella. Lei non sbaglia, tu sì.

Ecco, io continuo a ripetermi queste perle di saggezza e, nonostante le apparenze, io continuo a considerarle perle di saggezza condivisibili per logica e onesta analisi della situazione… non c’è falla nel discorso, fila tutto liscio, da A si passa a B e da B a C e… davvero, apprezzo tutto, proprio tutto.

Ma.

Non posso modificare le mie ambizioni, i miei desideri, i miei intenti, i miei propositi, me stessa. Non posso svegliarmi la mattina e essere altro, anche se qualsiasi altro io scegliessi di essere avrebbe più ragione e più merito di me. Non posso farlo, ci ho provato e riprovato, ma non posso farlo.

Non.

Posso.

Farlo.

Non c’è ombra di saggezza in questo, non c’è buonsenso, non c’è logica, non c’è nient’altro che ego molesto. Lo so. Ma non cambia nulla.

Rimango qui, calciando grumi di scoramento, tra domande retoriche e scuse claudicanti, rimango qui. Solida e scricchiolante. Solida e arrabbiata. Solida e stupidamente stoica. Senza neppure un perché, solo basandomi sul fatto che se fosse stato scritto da qualche parte che dovevo essere altro da quello che sono lo sarei stata. Non ho altro modo per esserci.

Purtroppo, in tutto questo, l’esserci ha per me significato sublime. E non ci sono sconti, non ci sono ripieghi, non ci sono censure al sublime. E se ancora non fosse chiaro, non è mia ambizione essere sublime, bensì guardare al sublime e niente di meno. E non c’è niente e nessuno che mi può oscurare o infangare la visione, il sublime sa trattenere il mio sguardo e mi impone perenne attenzione.

Posso smettere di parlare, ma smettere di essere ancora no. No, finché ce n’è.

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(401) Tavolata

Un tempo sognavo una tavola grande, molto grande, dove far accomodare tutti gli amici e tutti quelli che avrei voluto diventassero miei amici. Casa nostra era così, porte aperte per accogliere, sempre. 

In quel tempo avrei servito a tutti cibo e bevande per poter guardare ognuno negli occhi in cerca di un contatto sincero. A fine serata sarei stata affamata, ma felice per tutta quella umanità assorbita.

Quel tempo è passato, adesso la tavola non la vorrei così grande, così piena di umanità, penso che non riuscirei a trattenere tanti occhi nei miei tutti insieme. Forse è la stanchezza o forse la mia umanità sta pesando più di quel che dovrebbe.

In questo mio tempo cerco ancora gli occhi di chi mi sta di fronte, ma senza indagare. L’incontro si è trasformato in qualcosa di molto più delicato, meno invasivo e meno irruente. Non amo stare in mezzo a troppe persone, preferisco scostarmi un po’ per non farmi fagocitare. Ho acquisito un nuovo senso dello spazio, non temo più le vertigini della solitudine.

Tutto il tempo, nel mio presente, è un muovermi lenta, chissà perché. So solo che va bene così e non me ne frega niente se ai più sono diventata straniera. Indosso meglio il mio nome, ora. Senza scuse né giustificazioni.

 

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(92) Indomita

Non mi arrendo, è vero. A meno che io non senta che è proprio finita, io non mi arrendo. E vale per tutto.

Spesso mi sono chiesta se sono più scema o più testarda, ma non mi sono mai risposta seriamente altrimenti avrei modificato il mio comportamento. Eppure penso che sia una questione di indole, non soltanto di segno zodiacale (toro).

Ci sono state volte in cui ho ignorato la voce delle viscere, che mi implorava di mollare il colpo e andarmene, perché il pensiero che ancora non era finita (ovvero: c’era ancora qualcosa da capire che al momento mi sfuggiva) non mi permetteva di farlo.

A mia discolpa posso dichiarare che c’era sempre qualcosa che ancora non avevo capito e che dovevo in qualche modo capire. Non difetto di intuizione, piuttosto di furbizia.

Il toro, di suo, è poco furbo. Non lo pieghi facilmente, fai prima a ucciderlo. Ma se t’incorna, puoi stare sicuro, non ti chiederà scusa.

Olé!

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(12) Integrità

L’integrità non va spiegata. Non richiede argomentazioni, che diventerebbero giustificazioni e suonerebbero come scuse. No, l’integrità basta a se stessa.

C’è un criterio in quello che faccio anche quando sbaglio. Se sbaglio, però, non è mai imputabile a malafede o malintento. Sbaglio perché sovrastimo o sottovaluto elementi che acquistano importanza nell’evolversi delle cose.

Mi sono sbagliata su tutto: in ogni campo, in ogni circostanza, in ogni periodo della mia vita. Quasi un record, lo posso tranquillamente affermare.

Su tutto, ma non ho sbagliato tutto. Le cose e le persone su cui non mi sono sbagliata surclassano le altre, è giusto dirlo. Chissà perché, però, mi ricordo solo le volte in cui mi sono sbagliata. Forse perché sono le volte in cui le conseguenze dello sbaglio mi hanno danneggiato.

Si sa che i segni delle conseguenze (quelle brutte) sono lì per restare.

Mi dispiace essermi sbagliata così tanto, un po’ per orgoglio e un po’ perché nel frattempo sono stata male, un po’ perché ho perso tempo e un po’ perché ho perso fiducia nelle cose del mondo.

Perdonarmi è diventato un lavoro a tempo pieno e son sempre punto e a capo.

Quello che mi salva è l’essere rimasta integra. Non è che se mi sono sbagliata e mi sta per franare addosso l’ira divina io mi scanso o do la colpa a qualcun altro. No. Resto lì e cerco di ripararmi con il mio scalcinato ombrello, aspettando che la pioggia di meteoriti si plachi. E’ il mio modo di vivermi dignitosamente.

Ai più sembrerà una cosa da nulla, ma è importante. Mi fa restare attaccata a me stessa quando il mio istinto mi urla vattene.

No. Resto finché i metoriti smettono di cadere giù. Voglio contarli uno a uno e nominarli, così non me lo dimenticherò più. La stupidità paga pegno. Sempre.

Non dirò il perché. Non devo spiegarmi, giustificarmi, scusarmi.

L’integrità uno se la gestisce come vuole, è una cosa privata.

Sacra.

b__

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