(815) Apparenza

In apparenza va tutto bene, ma sotto? Sotto la superficie, sotto la pelle? In apparenza le cose possono scivolare via, come se non fossero importanti, come se tutto fosse lo stesso. Raramente lo è, lo stesso, raramente l’apparenza ci può bastare. 

Apparire e scomparire, lo fa ogni mago che si rispetti, ma se ci pensiamo bene lo facciamo un po’ tutti. Forse meno magicamente, ma sempre in modo pressocché efficace. Lasciamo vuoti e colmiamo vuoti, incessantemente.

In apparenza ci si muove, si percorrono distanze inenarrabili, si vola, si cammina, si corre, si nuota, si pedala, si dà gas ai motori. Spesso rimaniamo fermi inchiodati ai nostri limiti, alle nostre debolezze, alle nostre vulnerabilità. Questo dovrebbe avere qualche rilevanza per noi, ma anche se in apparenza sembriamo tanto profondi, sotto sotto pensiamo di farla franca. Sbagliamo.

Apparire per mostrarsi a un pubblico, di solito non pagante, che però è pronto a dare il meglio di sé con opinioni, valutazioni, giudizi implacabili, che sanno esattamente come colpire. Apparentemente in buona fede. Ovvio.

In apparenza le cose che facciamo parlano di noi, le cose che mangiamo, che compriamo, che scegliamo. Non è così quando siamo consci dei riflettori e della portata del nostro apparire, che dovrebbe sempre giocare a nostro favore, mica contro. Certe volte ci riusciamo, altre meno, altre per niente. Ma non diamo mai colpa all’apparenza, pensiamo sempre che la sfiga in qualche modo s’è accorta di noi.

Va bene, anche per oggi sono apparsa. E ora è meglio che sparisca. Augh.

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(610) Verosimiglianza

Il massimo a cui si può ambire, il massimo che ci si può augurare, è una vita il più possibile verosimile. Punto.

Dopo una giornata estenuante, in procinto di buttarmi a letto sperando che l’insonnia mi ignori, m’è venuto in mente ‘sto concetto che sembra un aforisma e che molto probabilmente è il risultato del mio vissuto nelle ultime diciasette vite – tutte debitamente archiviate ma ancora simultaneamente presenti nel mio sub-subconscio (con tutta probabilità).

Sì, a volte stupisco pure me stessa per queste uscite che stanno a metà tra il genio e l’insensatezza – un limbo battezzato: IdiozieSopraffine. Cose come questa mi escono perché in qualche modo sono state pensate e digerite, quindi non posso che ripercorrerle a ritroso finché ne scopro l’origine. Stasera non je la posso fa’, quindi azzardo un’ipotesi tanto per non mancare di coraggio.

Sono quello che faccio e che non faccio. E quello che faccio e non faccio è il risultato di un pensiero che mi nasce, che seguo e che supporto fino a farlo diventare realtà. Mi conviene essere plausibile/credibile/attendibile o il castello di fandonie mi cadrà addosso, seppellendomi, al minimo cedimento strutturale.

Avere l’apparenza di vero non significa bluffare, se è vero che il Vero è condizione puramente soggettiva. L’apparenza verosimile se poggia sul nulla si sgretola. Una verosimiglianza onorevole è un’ambizione non perfezionata che parte da buone intenzioni. Questo basta, secondo me. Basta per gli altri ai miei occhi e basta per me agli occhi degli altri. Deve bastare.

Però, santiddio, se non sei bravo a costruire verosimiglianze solide meriti ti essere seppellito dal tuo stesso inganno. Ognuno ha il guadagno che si merita, o così dovrebbe essere.

Meglio di così non so fare. Ho dato il meglio di me (sigh) tra parole e pause. Verosimilmente lo posso imputare alla stanchezza, ma vi permetto di dubitarne. Questo sì. Sempre.

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