(1037) Agosto

Un mese strano, agosto. Lo odio. 

Lo odio per un sacco di buone ragioni che non è neppure il caso di nominare, ma ammiro tutti quelli che si buttano in spiaggia – uno sopra l’altro – fingendo che sia normale non avere neppure lo spazio per respirare. E buttarsi in acqua assieme a centomila altre persone e pensare che in mare non proliferino centinaia di milioni di batteri e virus e robaccia del genere. Siamo disarmanti per quanto riusciamo ad essere scemi noi Esseri Pseudo-Pensanti. Oppure rifugiarsi tra le montagne, dove in tempi normali incontri poche persone sparse qua e là, ma in agosto ci si trova tutti, tutti insieme, a scarpinare e sgomitare, soltanto per bersi una birra lassù… più in alto che puoi. E queste sono le vacanze.

Ad agosto il mondo ricco (sì, siamo ricchi a differenza di chi non ha niente) si muove in cerca di pace. Magari a Gardaland o ad Aquapark… la pace, questa sconosciuta e sopravvalutata! 

Ferragosto e i gavettoni, le sagre della salamina, il gelato in passeggiata, i bambini che selvaggiamente si impegnano a dar fastidio a tutti… e fingiamo che sia bello fare le code e guardare i corpi seminudi di chiunque (lo dico, non sarebbe necessario, bisognerebbe ci fossero delle regole per gestire lo scempio del cattivo gusto) e che in agosto l’Umanità non faccia così schifo come nel resto dell’anno. Perché andiamo in vacanza dove non ci fanno vedere chi in vacanza non ci può andare e magari non c’è mai stato.  

Ad agosto ci vogliamo prendere tutto quello che durante l’anno non abbiamo avuto, giriamo come zombie – disidratati e insofferenti – cercando chissà cosa e pensando di avere il diritto di goderci la vita, almeno in vacanza!

Credo che se ci adattiamo a godere della vita uno squallido mese all’anno stiamo davvero riducendo la nostra esistenza a un calendario, deciso da chissà chi e chissà quando (e perché, soprattutto), perdendoci il meglio. Dovremmo abbracciare la ribellione da uno status che non ci rende felici, e guadagnarci una buona volta la nostra libertà.

Ma siamo qui, ad agosto, bestemmiando per i prezzi surreali (dai parcheggi alla pizza) e tutta questa gente che ci cade addosso. E la gente, per la gente, siamo noi. 

Evviva.

[i motivi per cui odio agosto non ve li dirò, tranquilli] 

 

 

Share
   Invia l'articolo in formato PDF   

(541) Topico

Arriva il momento in cui sei chiamato all’azione: il momento topico. Raramente il momento dura un momento, molto più spesso si tratta di giorni o settimane o mesi o anni, ma sempre di periodo topico si tratta. Te lo senti dentro, nelle ossa scricchiolanti, nel sangue reumatico, nelle sinapsi stressate, che non puoi far finta di nulla. 

Un tempo pensavo – che patetica ingenua! – che quel topic-moment si potesse verificare un paio di volte nella vita (se eri fortunato, se eri sfigato qualche volta in più), mai avrei immaginato – patetica ingenua dell’ostrega! – che fosse stato per me programmato un dannatissimo loop capace di accompagnarmi forever

No, non starò qui a lamentarmi perché non serve a nulla, ma faccio solo presente che ancora non me ne so capacitare. Voglio dire: ma siamo matti?! Quanti momenti topici un cuore può sopportare? Eh? Quanti? No, non voglio sentire la risposta, era una domanda retorica santiddddio!

Dovrebbe esserci un limite dettato da Madre Natura o da Dio in persona. Qualcosa che somigliasse a un salvavita del cavolo, appena raggiungi il limite… tac, scatta e te la sfanghi. Perché se non ti uccide il fattore topico, ti uccide l’ansia. Quella non ti passa. Non è che si prende una vacanza solo perché ci tiene alla tua salute, no. L’ansia rimane lì. Anzi, l’ansia è lì per sopravvivere a te stessa. Il suo compito preciso e di osservarti mentre ti disintegri e ridere di te. L’ansia, capito?

Ok, chiarito questo concetto, credo, temo, prevedo con assoluta certezza che sto per entrare nell’ennesimo momento topico. Non so dire quanto durerà, so solo che l’ansia è già qui, mi sta guardando sorniona e vincerà. Sì, lei vincerà perché lei vince sempre.

Addio.

 

Share
   Invia l'articolo in formato PDF   

(452) Holiday

Nel lontano1983 Madonna cantava “Holiday — celebrate!” e io ci ballavo come una matta. Adoravo Madonna, la nuova regina del pop – a quel tempo – e avevo 11 anni e il mondo mi sembrava a portata di mano. 

Probabilmente le mie mani sono saponate perché il mondo mi sta scivolando via da ben 34 anni. Una bella costanza, direi, sia da parte mia che mi ostino ad acchiapparlo, sia da parte sua che persevera a scivolarmi via. Tutto questo per dire che penso che risalga al 1983 la mia ultima vacanza vera: a Jesolo con i miei zii, mi immergevo in mare per il 70% del tempo che passavamo in spiaggia, ero nera come il carbone e innamorata di Matteo (di ben 14 anni) che mi pensava una squinternata pericolosa (come dargli torto).

Quella è stata una vera vacanza perché non avevo preoccupazioni, pensieri pesanti, dubbi di sorta… avevo 11 anni santidddddddio, potevo ben godermi la vita innocente che si dovrebbe avere a quell’età. Le quasi quattro vacanze – lunghe due nanosecondi per una – che ho fatto nella mia vita non sono state veramente spensierate, anche se belle, anzi per niente spensierate. Temo di non esserlo più dal 1983, intendo spensierata e leggera, e che questa sia diventata una sorta di maledizione.

Se potessi avere da Babbo Natale un regalo, gli chiederei proprio di farmi trascorrere una vacanza senza pensieri e senza limiti in un luogo da sogno – e che durasse più di una manciata di nanosecondi, se fosse possibile. Non è che chiedo la Luna, vero BN?

Io attenderò domattina, con tutto il mio scetticismo allertato, per accertarmi che il vecchio mi abbia sentita degnandosi di far avverare questo mio modesto desiderio. So benissimo che dovrei cantare Holy Night anziché Holiday, e che dovrei festeggiare la Natività perché tutti son così presi da ‘sta cosa che sembra un obbligo fare lo stesso, ma io me ne frego. Ringrazio come ogni giorno per tutto quello che ho avuto, che ho e che avrò in dono dalla vita perché è giusto farlo, e farò in modo che anche queste feste passino senza troppi danni emotivi – per lo meno non causati da me.

Ok, vado a fare le valigie… non si sa mai.

Share
   Invia l'articolo in formato PDF   

(320) Terra

Un pianeta piccolo, il nostro, eppure enorme. Enorme per quante meraviglie contiene, impossibile non innamorarsene o smettere di esserne innamorati. Vero?

Gli Esseri Umani hanno saputo creare e prosperare, usando tutto quello che il pianeta aveva a disposizione. Impossibile non essergliene grati, impossibile non prendersene cura, impossibile non fermarsi a deporre le armi quando si è decisamente andati oltre. Vero?

Ora ci sono due piccoli esseri vermicefali velenosi che scuotono la Terra come se fosse un salvadanaio da cui estrarre monete risparmiate. La Terra che ci ha riempito le mani con la sua incredibile ricchezza ci guarda attonita: “Ma come? Non vi basta? Tutto quello che c’è non vi basta?”.

Noi alziamo le spalle come se non ci riguardasse. La Terra trema, frana, s’indigna e noi ci lamentiamo per quanto la troviamo crudele. I due vermicefali ridono. Noi andiamo in vacanza. Se fossi la Terra mi sbarazzerei dell’intera Umanità. Subito.

Share
   Invia l'articolo in formato PDF