(958) Prova

Prenderei una bicicletta e mi farei un giro. Nei campi di quando ero bambina, che le gambe spingevano sui pedali a più non posso ed erano gambe forti e andavo veloce, più veloce del vento. Ho perso forza alle gambe, temo. Sarei lenta e pesante, sarei meno veloce nel mio andare. Il vento avrebbe la meglio sul mio corpo e la corsa ne sarebbe frenata. Temo.

Ma il vento in faccia mi farebbe pur sempre bene. 

Invece devo affrontare una giornata che è programmata per essere una estenuante prova di nervi. A saperlo prima non serve a niente, non è che ti puoi preparare alla tensione, la vivi e stop. La anticipi più che altro, quindi già si parte con il mal di testa e con la voglia di spaccare tutto. Ma, elegantemente, si finge che sia tutto a posto. Perché anche se non convinci te stessa c’è pur sempre un contesto che deve essere rassicurato dal fatto che non sclererai. 

Sì, un po’ di vento fresco di campagna, la campagna di primavera, mi farebbe bene.

Mi vengono in mente scene assurde, fughe improbabili e presagi di distruzione, insomma cosette del genere.

È mattina, non ancora le 8.00, non ho trovato traffico, ho trovato subito parcheggio (il mio preferito), mi sono ricordata di portare con me il mio caffè-guaranà (dose tripla) e sto prendendomi dieci minuti  per scrivere della mia ansia e della mia frustrazione, della mia giornata che tutto sommato è iniziata bene e che si srotolerà come potrà e come dovrà.

Alla fine rimarremo io e il mio scrivere, per darci la buonanotte e per rincuorarci del fatto che è passata. Comunque sia cadrò in piedi e non sarò da sola. Rimango una fortunata, dopotutto. 

 

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(707) Traffico

Il mio personale traffico mentale spesso sovrasta ogni cosa che mi riguarda. Mi impone l’immobilità più che estatica attonita. Guardo i pensieri che si tagliano la strada senza curarsi della segnaletica e mi domando: “Com’è possibile che ancora non si sia verificato il più grande e catastrofico crash della storia stradale planetaria all’interno del mio umile cervello?!”.

Niente, sembra che tutto abbia un suo senso che viaggia in concerto con il senso degli altri e anche se alcuni sensi unici si risolvono in nulla, ad un certo punto, come se niente fosse, arriva l’Epifania. Mi appare l’immagine o il concetto o l’idea che non solo è soluzione, è addirittura soluzione efficace e definitiva. Con una logica, con una solidità, con una ricchezza di contenuto che mi lascia senza parole… come se fossi una piccola Einstein che si ridesta dopo secoli di pensiero obnubilato. Non so se rendo: è una sensazione particolarmente vicina a quella che si può provare quando ti chiudi un dito nella portiera dell’auto. Stelle e cosmogonia in un istante ti si palesano come fossero sempre state lì – solo per te – ad aspettare quel momento con la tua stessa trepidazione. Commovente.

Al di là di tutto questo, riprendendo il concetto di traffico mentale, voglio precisare che anche se le mie non sono in realtà delle genialate, il fatto che prima sia un casino e ad un tratto tutto sia chiaro, lucido, cristallino, rimane. Ripeto: prima un casino – che ti viene voglia di sbattere la testa contro il muro tanto per sincerarti che ci sei ancora – poi il Nirvana. Non è un episodio che sto sintetizzando, è la prassi. Cioè io vado da momenti in cui non so neppure come mi chiamo a istanti in cui il senso del tutto prende forma manifestandosi nella sua giustezza – senza fare una grinza – e mi permette di avanzare. Sarà pure solo un passo, ma intanto è un passo avanti e non indietro. Mica poco, no?

Arrivata alla fine della scorta di energia della giornata, posso concludere con un’affermazione pregna di significato (almeno per me): so solo io quanto sia impegnativo e snervante essere me stessa. Non lo auguro a nessuno.

Buonanotte.

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(632) Liscio

Quando va tutto liscio io mi stupisco. Mi esce lo stupore quello puro. In un istante benedetto mi rendo conto che è possibile, che può succedere anche a me, che a ‘sto giro sono io la miracolata. Oh!

L’ordine delle cose, nelle cose, tra le cose ecc., prevede un flusso di energia che non ha interruzioni e dal punto A si scivola al B e al C e al D e l’Universo si compie. Così dev’essere, e così tante persone vivono la loro esistenza. Liscio, tutto liscio come l’olio. Che benedizione!

Io, invece, inciampo ovunque e ad ogni passo. Non c’è verso, il percorso dei flussi energetici che mi coinvolgono porta in sé tumulti e tempeste. Fedele alle Leggi di Murphy, se una cosa può andare storta lo farà. Poi magari si risolve tutto, ma intanto ti fa sputare l’anima per venirne a capo. Così è. Dagli eventi più insignificanti a quelli più importanti, così è.

Graziealcielo, anche per me esistono le eccezioni. Sono quelle cose che accadono a sorpresa, che mi fanno dire: oh!

Oh! Sono riuscita a trovare parcheggio in due secondi!

Oh! Non c’è traffico oggi!

Oh! Sono riuscita a trovare le scarpe che mi piacciono e sono pure comode!

Oh! Il camion che poteva travolgermi è riuscito a schivarmi!

Ecco, cose così. Sono le eccezioni benedette, quando va liscio qualcosa su cui non ci avresti scommesso un centesimo. Quando una piccola fortuna ti cade in mano e tu la usi nell’immediato per creare benessere per te e per chi ti sta attorno. Liscio come un valzer, il suo 1—2-3 giro 1—2-3 giro che segue la melodia e non ci sono rimbalzi, non ci sono rinculi, non ci sono sbattimenti. Sulla pista tutti seguono lo stesso ordine di passi e non c’è neppure il rischio di scontrarsi. Oh!

Per una come me, abituata agli autoscontri, un bel valzer ogni tanto pacifica il cuore. Liscio come l’olio.

Oh!

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