(1086) Kleenex

Vanno via come le caramelle. Una volta che hai sulla scrivania una di quelle confezioni carine che ti fa spillar fuori i fazzolettini uno dopo l’altro è finita. Si perde il controllo. Le ciliegie a confronto perdono appeal perché loro sono lassative, ma i Kleenex no. Vittoria su tutta la linea.

Mi piacerebbe individuare nelle mie competenze quella che può produrre effetto Kleenex, mi risolverei la vita. 

Dovrebbe essere utile, morbida e a portata di mano. Facile da applicare a un target trasversale e che lasci un buon ricordo. Eh. Sono convinta che esiste in me questa competenza, che è più indole che frutto dell’esperienza, ma non avendo mai fatto analisi approfondita sull’argomento ancora mi è nascosta alla vista. Ci ho pensato adesso che ho posato lo sguardo sui Kleenex che ho posizionato esattamente sulla scrivania davanti a me, accanto al monitor. In evidenza, senza clamore. Stanno lì, e si offrono senza jingle né balletto, consapevoli che prima o poi io allungherò la mano e ne prenderò uno per usarlo. 

Forse se questo pensiero mi fosse venuto prima a quest’ora sarei altrove a fare altre cose. Forse non m’è venuto prima perché c’era scritto che avrei dovuto trovarmi qui e non altrove. Forse m’è venuto ora perché da qui in poi potrei aver bisogno di un superpotere per farmi arrivare in un luogo che ancora ignoro, a fare qualcosa che manco mi so ancora immaginare. Forse sono solo pazza e sto perdendo il controllo dei miei pensieri. Po’esse’.

Vabbé, però non è che mi viene un pensiero come questo e posso fare finta di niente. Sono condannata a pensarci per l’Eternità, o almeno fino al momento in cui non scoverò davvero il mio Kleenex-Power da mettere a buon frutto. Come se non avessi abbastanza cose da fare! 

Ho bisogno di dormire. Vado.

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(684) Scozia

Ci sono dei posti che ti rimangono nel cuore, forse perché un posto per loro lo hai sempre avuto dentro di te anche se non lo sapevi prima di incontrarli. Il mio anno in terra scozzese è stato intenso: persone, cose, avvenimenti, gioie, nostalgie, preoccupazioni e momenti di libertà assoluta. Tutto insieme, tanto per poterlo registrare subito, così anche una volta partita le cose assorbite si sono fatte presenti, una dopo l’altra e in buon ordine, negli anni successivi. Da lontano.

E anche ora arrivano, meno spesso, soltanto quelle importanti, quelle cose che hanno lasciato il segno. Ritornano e mi parlano. E io ascolto.

Come se quel viaggio non fosse mai finito, come se si fosse soltanto trasformato e fosse stato trasferito in una dimensione di eternità che è accessibile non a tutti e non sempre. Di tanto in tanto. Ritornano certi suoni, certi profumi, certi respiri che ti appartengono soltanto per un po’ e mai del tutto. Ti senti privilegiata ad aver potuto incontrare tutto quello che nella memoria ora trattieni, ti rendi conto che non è stato un sogno perché qualche foto è rimasta, ma con il tempo anche quella certezza si fa evanescente.

Penso che la felicità sia sopravvalutata, la felicità non tiene conto di troppe cose, non tiene traccia di troppi dettagli, non occupa che pochi attimi e non puoi chiedere di più. Quando ritorno ai luoghi che mi hanno cambiato i pensieri, e che hanno saputo modellare ciò che sono, non è per ritrovare l’ombra di quella felicità, ma tutto il resto. Forse perché non mi sono mai soffermata troppo sulla felicità, ma su tutto il resto sì.

Forse sono incapace di cogliere la felicità o, forse, è tutto il resto che mi interessa perché quello può durare per sempre e nessuno può portartelo via.

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