(709) Veliero

Mi sento come un veliero parcheggiato. La baia è carina, certo, ma stretta. Niente venti, niente profumo di mare, non arriva fino a qui. 

E non è il periodo, non è una sensazione passeggera, mi sento così da sempre. Non so dire altro, l’immagine della baia e del veliero penso che sappia rendere l’idea. Ciao.

(…)

Sarebbe un ***Giorno Così*** troppo breve se finisse qui, devo per forza metterci ancora qualche riga e temo di aver preso diretto un bel vicolo cieco.

(…)

Qualche tempo fa scrissi un romanzo dove il vento era il protagonista silente della storia, comprai un libro per saperne di più e più leggevo quelle pagine piene zeppe di informazioni più ne volevo leggere. Sentivo che sapere tutto quello che potevo sapere sull’argomento sarebbe stato per me di vitale importanza al di là del romanzo che stavo scrivendo. È stato come scoprire di punto in bianco una mancanza che ignoravo di sentire.

Le vele accolgono il vento opponendogli quella giusta resistenza affinché il veliero possa muoversi. Se il vento è troppo si squarciano, se è poco non si gonfiano e lo stallo permane. Semplice. Quindi ognuno di noi ha bisogno del suo vento per muoversi, giusto?

Rimanere al sicuro nella baia ti può consumare di nostalgia. Il fatto che ogni viaggio – in realtà – sia consumato nella solitudine piena di noi stessi è la contraddizione più affascinante che c’è perché raramente quando viaggiamo siamo davvero soli. Come al solito più cerco di chiarirmi le idee e più queste mi ballano attorno la macarena. Dovrei rassegnarmi allo sberleffo. Prima o poi lo farò.

Va bene, ora le righe sono sufficienti – pure troppe – e mi stanno cascando le dita sulla tastiera dallo sfinimento. È venerdì e anche questo è un tema.

Già.

 

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(614) Affanno

Non lo so, non so perché non riesco a rallentare o se ci riesco mi passa la voglia dopo dieci secondi netti. Pensare è un boomerang, bisognerebbe evitarlo. Dico sul serio. Solo che se sei predisposto al pensiero, non puoi mica smettere di praticarlo soltanto perché hai scoperto che non ti conviene. Diventa una croce che ti porti appresso per l’Eternità.

Ora che mi sono sfogata vediamo se riesco a tirare fuori qualcosa di sensato da questo argomento: non era previsto, m’è uscito così e senza valutare bene la portata della cosa ho deciso di scriverci sopra. Senza pensarci, tanto per intenderci. E già qui la contraddizione. Lo so.

Riportando il discorso sul topic del titolo, posso ammettere serenamente che ce l’ho da sempre. Ho sempre l’affanno. Rincorro sempre qualcosa, non qualcuno, o perlomeno quel qualcuno alla fin fine sono sempre io. Io che rincorro me stessa mentre mi obbligo a fare delle cose che se non le facessi avrei troppo tempo libero e inizierei a pensare pensare pensare – che non mi fa bene affatto.

I miei pensieri istintivi sono distruttivi. Quando mi impongo pensieri costruttivi è per uno scopo: compiere qualcosa. Mi viene facile:

           idea => progetto => realizzazione => nuova idea => nuovo progetto  => nuova realizzazione e via di questo passo.

Ormai lo so come si fa e lo faccio, semplice. Se, invece, decido di prendermi un weekend per riposarmi – e quindi non pensare in modo costruttivo – ecco che vengo presa d’assalto dai pensieri distruttivi. Che non sono soltanto distruttivi, sono proprio D-I-S-T-R-U-T-T-I-V-I. Rafforzando la grafia spero di aver reso l’idea.

Lo so, ce li hanno tutti e bla-bla-bla-bla, ma non è che questo mi sollevi dal marasma o che mi crogioli nel mal-comune-mezzo-gaudio!

Se questi Carterpillar trovano spazio, in poche ore sono ridotta a uno straccio. Inzio a mettere in discussione tutto quello che mi riguarda: da cima a fondo, da dentro a fuori, dall’anno 0 fino a oggi. Non rimane nulla se non macerie. Non lo auguro a nessuno, davvero. Quindi i consigli degli amici – che lo so che mi vogliono bene ma ignorano l’esistenza di questa mia nevrosi – che iniziano con un innocuo rilassati-e-non-pensare-a-niente, mi provocano una sorte di affanno che non so neppure descrivere.

Va bene, credo di aver capito, se la soluzione è tenermi impegnata, non devo far altro che mettere in atto la strategia e mantenermi impegnata.

“Ok, Houston, forse possiamo tenere sotto controllo il problema. Passo e chiudo.” 

I’ll sleep when I’m dead (cit. Bon Jovi)

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