Se fossi rimasta ad aspettare di avere il permesso di fare sarei ancora bloccata lì e forse sarei morta (d’inedia, se non altro). Non nascondo il fatto che ho aspettato per troppo tempo quel fatidico permesso mai arrivato, avrei dovuto svegliarmi prima. Lo so. Non ho perso tempo, però, mi sono preparata.
Mentre aspettavo ho alimentato la mia mente e il mio spirito, far passare il tempo senza fare nulla è per me cosa da non prendere neppure in considerazione. Più mi riempivo e più i dubbi sul fatto che potevo anche non farcela (e senza quel permesso era certo che partivo in svantaggio, un cavallo perdente su cui scommettere significa perdere soldi) si alleggerivano un po’.
Lavoro + studio = meno dubbi
Siccome la testa piena e l’anima piena non possono che esplodere o implodere, per evitare il ricovero coatto in neuropsichiatria ho deciso di buttar fuori e non trattenere più le mie creazioni. So anche precisamente quando è successo, ricordo le conseguenze e valutando il tutto mi è andata strabene. Un blog, un libro, un’esperienza indimenticabile. Questo mi ha dato forza per continuare.
Non ho più aspettato quel permesso e nessun altro permesso per creare e per offrire al mondo le mie creazioni. Modeste, certo, ma Oneste.
So che dà fastidio a molti questo mio modo di interfacciarmi con il mondo, senza chiedere il benestare di un’entità superiore (è questo che racchiude il concetto di “permettere”, rendiamocene conto) io mi permetto di concretizzare quello che ho in testa e lo dono firmandolo con il mio nome e il mio cognome.
Che imperdonabile ardire!
Me ne frego bellamente. Io so volare.