Qualche tempo fa mi era stato chiesto di tenere una lezione sulla scrittura per un bel gruppo di donne-mamme che avrebbero voluto raccontare meglio le storie ai propri bimbi. Quel “raccontare storie” racchiude tutto l’amore e le paure che un genitore può provare, quella richiesta mi aveva spiazzato e commosso. Volevo fare il massimo per rendere l’esperienza utile e piacevole per tutte loro.

Durante i primi tre minuti, lo spazio che mi serve di solito per presentarmi dato che l’argomento principale non sono di certo io, mi è uscita una frase che mi ha lasciata di sasso. Ogni tanto mi succede, sono concentrata su un argomento e mi sfugge qualcosa che non mi potevo aspettare. A volte mi diverte, altre volte mi spaventa. Non so mai cosa diavolo il mio cervello stia pensando a mia insaputa.

Fatto sta che la frase di cui sopra suonava più o meno così:

“Ho scelto di fare il mestiere più frustrante del mondo, quello che ti mette davanti tutti i tuoi limiti personali riguardo alla capacità di comunicare con il resto del mondo. Ricominci sempre daccapo. Impari sempre nuovi modi e scopri che comunque non sono ancora abbastanza. Ogni giorno riparti con la voglia, però, di fare meglio… “.

Erano piuttosto in ansia, pensavano che io potessi dare loro una sorta di formula magica per comunicare senza ostacoli con i propri figli le cose importanti della vita e dell’amore. Quella frase l’ho detta sorridendo, è arrivata in quel modo – con il sorriso – e la tensione si è sciolta.

Oggi me ne sono ricordata perché sono inciampata in questa citazione:

Il linguaggio è un labirinto di strade, vieni da una parte e ti sai orientare, giungi allo stesso punto da un’altra parte e non ti raccapezzi più. (Ludwig Wittgenstein)

Non si tratta soltanto di linguaggio verbale o scritto, ma anche della gestualità e della postura e della mimica facciale e dello sguardo. Tutto può essere disorientante per chi riceve il nostro messaggio, dipende da quanto ci conosce e da come legge il mondo in generale. Ogni essere umano è un pianeta unico e irripetibile. Come facciamo a capirci l’un l’altro per la gran parte del nostro vivere resta un mistero affascinante per me.

Credo sia la ragione per cui ho scelto il mio mestiere, percorrendo tutti i sentieri che dentro di me trovavo per testarli e conoscerli sempre meglio. Mai finita, è vero. E quante possibilità si possono nascondere in quel “mai”?

Vale la pena scorprirle.

Con tutta la frustrazione del mondo.

E – a volte – anche di più.

[Perché mai avrò scelto questo video per terminare il mio scritto? Libera interpretazione, spero ti arrivi per quanto e per come ne hai bisogno tu.]

 

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