Il cardine sul quale tutta la buona comunicazione gira è: la tensione narrativa. In poche parole, una persona priva di ritmo e di gusto drammatico ha molte probabilità di far addormentare/distrarre la sua audience in trenta secondi. Se è fortunata.

La mia esternazione potrebbe suonare come una provocazione, ma prova ad ascoltare qualcuno per trenta secondi e poi dimmi quanto questo breve lasso di tempo può sembrarti eterno. Ho detto trenta secondi e non ho detto un minuto, fai un po’ tu i conti. 

La questione non riguarda soltanto chi sta ascoltando (l’età, la predisposizione, la pazienza ecc.) ma proprio chi sta parlando. Se mostro insicurezza, vaghezza, dispersione (con mille incisi che non si esauriscono mai), chiunque ha il diritto di distrarsi, di staccare l’attenzione da me e da quello che sto dicendo. 

Va da sé, se chi mi sta parlando ha il giusto mordente (è sul pezzo) e riesce con incisività a condurmi all’interno del suo ragionamento… io resto lì. Fino alla fine.

E non si tratta di argomenti interessanti o non interessanti, ragionamenti giusti/logici o sbagliati/privi di senso… no, si tratta di ritmo. Si tratta di tensione narrativa. Tensione narrativa. 

Ripeto: tensione narrativa.

Essere un buon oratore non è da tutti, chi non lo è dovrebbe mettercisi di impegno e imparare (nella vita si può imparare a fare tutto, non ci sono scuse). Devi affrontare un colloquio di lavoro? Devi prepararti per un esame? Devi vendere qualcosa ai tuoi clienti (potenziali o fedeli che siano)? Devi spiegare al tuo paziente qual è la cura che gli tocca? Devi avere a che fare con un gruppo di adolescenti che in classe non ci vogliono stare? 

Ok, un bel respiro… fai mente locale: come stai comunicando? Com’è la tua voce? Com’è la cadenza delle frasi che pronunci? Che tono ha il tuo messaggio? Com’è la tua postura?

Tutto quello che fai o non fai, dici o non dici, parla di te. Di chi sei. Comunichi comunque anche se non te ne rendi conto. Quindi il mio consiglio è: lavoraci su.

Fallo per te!

PS: non parlerò del Festival di Sanremo, ma questa esibizione si basa sulla tensione. La sintonia tra le due voci, risultato di un perfetto ascolto reciproco, trasporta in un crescendo la nostra attenzione fino alla fine… che non è drammatica, ma dolce. Sorridente.

 

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