Da settimane non riuscivo più a scrivere. Davo la colpa al lavoro forsennato, alle mille cose da fare, alle mille cose a cui star dietro, alle decisioni da prendere che non si possono più rimandare (o che non voglio più rimandare). Tutto insieme, come sempre. E poi in queste settimane c’è il mondo che cambia, e cambia nel dolore e questo fa la differenza. Il mondo cambia e mi spinge da una parte e dall’altra, mi fa sentire insignificante e senza troppe risorse perché tutte le cose che stanno cambiando sono enormi. Enormi.
Ho guardato “The Social Dilemma”, l’ho visto tre volte e volevo scriverne ma non ci riuscivo. Non capivo se fosse perché non sapevo cosa pensare o perché a forza di pensarci il mio “pensare” si fosse risolto a uno zero. Zero emozione, zero coinvolgimento, zero motivazione. Zero.
Ieri Joe Biden e Kamala Harris hanno vinto. E sappiamo che l’America è lontana, sappiamo che qui è un’altra cosa, ma davvero? Ok, va bene, facciamo che sia così. Eppure siamo una cosa sola, perché ormai quel Social Dilemma è Social Certezza: non possiamo far finta di nulla. E, ripeto, Biden e Harris hanno vinto. Guardando a caso in questo web che è il mondo, non in ogni dettaglio ma in tanti miliardi di pezzetti che poi fanno un pensiero (come ripete spesso “The Social Dilemma”), ho trovato questo video. Me l’ero perso, in qualche modo, perché le mille cose del mio reale non mi permettono di prestare attenzione a tutto e – forse – non è neppure così male, considerato come il tutto riesce a stordirmi.
Come dicevo, ho trovato questo video:
Mi sono commossa.
Ho recuperato un po’ di lucidità.
Le ho dato un nome: Sollievo.
Ho aperto la mia casa virtuale – questa – e ho iniziato a scrivere. Soltanto per scrivere. Soltanto per festeggiare il mio Sollievo, che è arrivato abbracciando un cambiamento che sta dall’altra parte dell’oceano, ma che riguarda tutti perché – voglia o no – gli Stati Uniti d’America sono un pezzo di noi che dal Vecchio Continente guardiamo, imitiamo, critichiamo, ben sapendo che loro sono quel pezzo di noi che ha sempre osato.
“The Social Dilemma” dice quel che già sappiamo: se usi il buonsenso, l’intelligenza emotiva, la parte migliore di te, il mezzo tecnologico è un aiuto. Se cadi in una dipendenza cieca e malata, vieni risucchiato dal buio (della mente, dell’anima).
Non spegnerò i miei canali social e non sono vittima del dilemma. Sono consapevole del tentativo di manipolazione mentale, del pericolo di un cambiamento oscuro della percezione delle cose, del mondo. Ok, va bene. Il Genio nella sua lampada non ci vuole più stare perché si diverte troppo qui fuori, eppure “il peggio della società” ora è soltanto più rumoroso, più impudente di quello che è sempre stato (è qui fin dalle Origini del Genere Umano), ma anche più stolto perché sottovaluta l’altra parte della medaglia (e sottovalutare il nemico non si fa, lo sanno tutti che non si fa).
In poche parole: ho visto Matrix duemilanovecentoventinove volte, scegliendo sempre la stessa pillola. Non rientrerò al sicuro nella mia bolla. Troppo tardi.
Quando ti svegli vedi, senti, capisci. Quindi, no. Non sono particolarmente intelligente né illuminata. Sono attenta. E al momento abbraccio questo Sollievo e lo condivido sui miei social perché non mi fanno paura. So chi sono e so chi voglio essere. E questa è l’unica cosa buona che mi ha portato questa età, non la butterò via facendomi prendere dal panico.
Si lavora, come sempre, sguardo focalizzato e mente aperta. Dobbiamo provare a salvarci, no?
E oggi si festeggia. Daje!
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