Molto probabilmente è l’età. Invecchi e diventi più tenero, dicono. Trovo difficile sia regola valida per tutti, penso che se sei una persona di ghiaccio rimani gelida fino alla fine dei tuoi giorni (se non vuoi uscire dal tuo igloo e affrontare il mondo variegato e spaventoso delle emozioni). Ad ogni modo, mi sono accorta che durante le mie giornate mi faccio smuovere emotivamente da tante cose, pure troppe. In queste ultime settimane le ho appuntate qua e là e ora le raccolgo tutte in un post. Un post inutile e senza senso, così come spesso mi capita di fare, ma di tutta questa emotività dovrò pur farne qualcosa!
Allora iniziamo con il tour “lacrima facile per cuori di burro”. E si salvi chi può.
1. Apprezzamento personale
Sono andata a parlare con il mio commercialista per le solite questioni che i commercialisti trattano, ovviamente. Ci conosciamo da parecchi anni, mi ha affiancato durante tutti gli alti e bassi di questo mio mestiere e ha fatto sempre il tifo per me. Tra una cosa e l’altra m’è uscita una frase che solitamente potrei dire a un amico e non certo al professionista a cui do rigorosamente del lei (per rispetto dei ruoli e stima): “Ce la sto mettendo tutta per far funzionare questo upgrade professionale, ma mi ci vuole un po’ di tempo”. Lui mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha risposto: “La cosa più importante è che stai bene, il resto arriverà come è sempre stato in questi anni difficili”.
Basta poco per rimettersi dritti, con me almeno funziona così.
2. Apprezzamento professionale
Eravamo in una decina attorno a un tavolo, un brief necessario per la costituzione di un gruppo di lavoro. Uno degli Imprenditori, con cui avevo fatto un incontro/intervista per una consulenza riguardo la sua attività, prende la parola all’improvviso: “Volevo rendere pubblico il mio apprezzamento per la professionalità e la competenza di Barbara perché l’incontro di questa settimana è stato veramente bello e sorprendente”.
Non era tenuto a farlo, ma lo ha fatto. Un gesto inaspettato e – dal mio punto di vista – generoso.
3. Uno sguardo insolito
Mi siedo alla scrivania e con la coda dell’occhio noto un movimento strano accanto al monitor: era un piccolo geco. Ho un impercettibile sussulto e lo vedo nascondersi tra lo schermo e il muro. Mi piacciono i gechi, non so perché ma mi piacciono. Faccio come al solito: apro Spotify e la mia compilation di musica classica per aiutare l’inizio-giornata. Primo pezzo: “Canon and Gige for Three Violins and Continuo in D major” Pachelbel (perché mi dà felicità). Sto controllando la posta quando mi accorgo che due occhietti mi fissano da dietro il monitor. Mi fissano proprio senza pudore. Il gechino è rimasto lì con me ad ascoltare il brano fino alla fine, immobile. Immobile pure io perché non volevo che si spaventasse, ho ricambiato quello sguardo fino all’ultima nota (quando si è voltato ed è sparito di nuovo dietro la scrivania).
E chi se lo aspettava di condividere qualche minuto di felicità con un compagno così.
Bonus
Ricevo un messaggio di un amico carissimo che mi chiede come sto. E poi mi manda un link su YouTube: “Guardalo fino alla fine”. Lo conoscevo già, ma non lo ricordavo. Mentre me lo guardavo fino alla fine (a richiesta gentile eseguo quasi sempre) ho provato quella cosa che si chiama nostalgia e che ti lascia un po’ il cuore stropicciato perché quel che era non può essere più.
“Quanto mancano… il mondo ora fa più schifo senza di loro” (io)
“Vero” (lui)
Si chiama vicinanza, e fa sempre bene. Specialmente quando ti prende la nostalgia bastarda (no, non canagalia).
🙂
Eccolo:
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