Gli americani dicono “fake it until you make it” (trad. fingi finché ce la fai) e per certi versi può anche essere un buon consiglio. Fino ad un certo punto. Raccontarsela, alla lunga, diventa un boomerang che colpisce forte. La questione si fa ancora più tosta quando la storia che raccontiamo coinvolge la società in cui viviamo, se la storia manca di onestà chi la sorregge ha il suo bel interesse per farlo. Ce lo ricordiamo vero?
Un modo sicuro di indurre la gente a credere a cose false è la frequente ripetizione, perché la familiarità non si distingue facilmente dalla verità.
Daniel Kahneman
A questo punto si potrebbe andare giù di lista e sarebbero pagine e pagine di storie ripetute fino alla nausea a cui abbiamo creduto e crediamo ancora. Essere presi in giro non è bello. Farsi prendere in giro è ancora peggio. E farsi prendere in giro è un attimo, davvero un attimo. Basta che evitiamo di innescare il nostro senso critico pensando: “Chissà cosa c’è sotto… “.
Perché, come diceva una pubblicità, c’è sempre qualcosa sotto (abbé).
https://www.youtube.com/watch?v=bVGGsVt2t6o
Da qualche tempo faccio questo esercizio: guardo la realtà. Osservo quello che c’è e quello che non c’è, attorno e dentro alla situazione che mi sta a cuore. Mi chiedo: quali conseguenze avrà questo evento e chi ne farà le spese? Non mi chiedo più l’origine dal quale scaturisce il fatto, ma cosa si scatenerà da lì in poi.
Le conseguenze sono così esaustive. Colmano ogni vuoto, sostituendo il “chissà” al “ecco qui”.
Ecco cosa succederà d’ora in poi. Ora che dobbiamo maneggiare quello che è stato causato da qualcuno o da qualcosa, e sopravvivere.
Un esercizio interessante, di responsabilità. Si tratta di prendere coscienza del “adesso” e del “poi”, non del “prima”. Ho capito che tutto quello che sta dentro al “prima” è motivo di giustificazione. Se ci mettiamo ad analizzare da quali presupposti e da quali paure certe decisioni vengono prese, nostro malgrado, ci accorgiamo che chi decide non riceve il colpo conseguente all’azione. Ne è fuori portata. E se volessimo scavare nelle motivazioni verrebbero fuori storie interessanti (ripetute ad libitum) che giustificano ogni nefandezza compiuta, perché una volta che afferri la giustificazione più convincente sei a posto. La tua coscienza tace e tu sei di nuovo pulito. Intonso.
La realtà non ti parla di concetti e ideologie, ti sbatte in faccia le conseguenze di azioni che lasciano segni inequivocabili. Ed è tutto lì.
Sul serio, è tutto lì quello che c’è da sapere perché è da lì che siamo poi costretti a sistemare il possibile e ad adeguarci a quanto ci è stato sottratto e distrutto. “L’ho fatto per il tuo bene” è la storia più vecchia del mondo, quella che ha causato più dolore e sgomento. Non solo al cinema.
Possiamo ripeterci che va bene così, ripetercelo fino allo sfinimento, possiamo raccontarlo a tutti che va bene così e più lo raccontiamo più finiamo per crederci. Possiamo farlo e lo facciamo.
Ma ci rendiamo conto che stiamo perdendo la voglia di riderci sopra? Le menzogne prosciugano il nostro buonumore. No, non parliamo di coraggio… quello già manca da un bel pezzo. C’è da chiedersi che razza di storia stiamo sorreggendo mentre la schiena ci si spezza in due. Ma le domande sono pericolose, pretendono risposte.
In alto i cuori, ordunque, signore e signori!
La più coraggiosa decisione che prendi ogni giorno è di essere di buon umore.
Voltaire
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