Tenere monitorata la situazione, questa è una pratica che ho imparato negli anni attraverso la scrittura. Un altro di quei doni che lo scrivere porta in sé e ti mette a disposizione.

Abbiamo bisogno di uno screening periodico dei pensieri e del contesto in cui ci muoviamo per capire se siamo nel posto giusto a fare quel che per noi è giusto fare. Se così non fosse, si cambia strada.

Più facile a dirsi che a farsi?

Se lo pensi ti fai un torto, ti togli potere, ti pensi imprigionato e senza speranza.

Il cambiamento non sempre può essere la rivoluzione che vorremmo, anzi lo è raramente. Il cambiamento inizia quando il tuo pensiero dominante prende una nuova forma. Un leggero spostamento, un slittare delicato, un scivolare lì dove hai visto un pertugio che fa passare la luce.

Una cosa da nulla che può rimetterti al posto giusto per te a fare quel che è giusto per te fare.

Scrivere è un modo per nominare anche quello che si fa fatica a contenere dentro a parole finite (per lunghezza e misura) ma profonde più di quel che sospettiamo per contenuto, significato. La pratica dello scrivere ti rende chiaro a te stesso, nel bene e nel male, ma anche nel male va comunque bene.

Non puoi guardare altrove, è dentro che succede tutto. Se sei tenuto a combattere, così come lo siamo tutti in ogni frangente, allora ti conviene sapere quali sono le tue fragilità e anche i colpi che hai a tua disposizione.

Nessun guerriero scende in campo pensandosi più forte di quel che è. Non se vuole sopravvivere. Se hai paura di scoprire di te cose poco edificanti, il problema ha origine nel tuo metro di giudizio e anche nella tua volontà di poter migliorare e colmare certi gap discutibili.

Scrivere è un buon modo per avvicinarti al momento in cui sarai in grado di fare un benefico upgrade di te stesso. Ma se vuoi soltanto attraversare la vita evitando i fastidi, allora non scrivere. I fastidi, mentre scrivi, sono tanti. Davvero tanti.

In realtà, non si scrive per mettere in mostra sé stessi, ma per scoprirsi e imparare ad avere a che fare con chi siamo e con tutto quello che comporta. Il monitoraggio ci permette di agire in modo responsabile, ci aiuta a non farci prendere di sorpresa quando qualcosa arriva e ci trascina sul ring.

Chi sei e cosa stai facendo di te stesso, non è affare da mettere in piazza, ma è strettamente affare tuo. Del tuo affare sei tu il responsabile, evitare di farci i conti è un’opportunità mancata.

Io scrivo perché so che, in un modo o nell’altro, finirò per capire il perché e il come. Capirò se di me ci sarà qualcosa da salvare e se salvarlo avrà un senso.

Monitoro il mio essere me, il mio vivermi, il mio ieri-oggi-domani.

Fino ad ora mi ha detto bene.

Mi sembrava bello condividerlo come suggerimento del lunedì.

😉

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