Prima di alzarmi dal letto stamattina, come faccio sempre, ho pensato al motivo per cui avrei dovuto farlo (uso il condizionale perché mette tutto sotto un’altra prospettiva: la scelta libera sì-ma-anche-no). Si tratta di una breve lista, a volte basta anche soltanto un motivo, senza troppi ragionamenti filosofici perché il mio cervello si può considerare sveglio soltanto dopo tre ore di attività.

Quindi stamattina ho trovato due buoni motivi per cui alzarmi dal letto e stare bene. Lo “stare bene” non è ovvio né dovuto, dipende da te e dalla visuale che adotti per poter sentirti utile a te stesso. La questione della prospettiva l’ho sempre data per scontata, ma ultimamente sto lavorando a un progetto che coinvolge giovani ragazze che devo motivare affinché ci siano dei risultati concreti entro breve (magari ve ne parlerò la prossima settimana) e la prospettiva – ho valutato – è tutto. Il segreto sta lì.

prospettiva s. f. [femm. sost. dell’agg. prospettivo]. – 1. [ciò che si vede di un paesaggio, generalm. da un luogo sopraelevato: di quassù si gode una splendida p. sul lago] ≈ panorama, prospetto, scenario, veduta, vista, visuale. ‖ scorcio. 2. (fig.) a. [immagine di eventi futuri che si costruisce nella mente: pensare alla p. di restare senza lavoro] ≈ eventualità, idea, possibilità. ‖ aspettativa, previsione. b. [specifico punto da cui viene considerato un fatto, esaminata una situazione e sim.: analizzare i fatti sociali da (o sotto) una p. marxista] ≈ angolatura, angolazione, approccio, ottica, punto di vista, visione. ‖ luce. ▲ Locuz. prep.: fig., in prospettiva [in considerazione di sviluppi futuri: valutare le cose in p.] ≈ in previsione, sul lungo periodo. ↔ nell’immediato.

Qualsiasi punto della definizione (Treccani) spiega già ampiamente la portata di questo elemento nella visione personale della nostra stessa esistenza. Lo scenario che ci aspetta deve essere perlomeno decoroso per motivarci a fare bene quello che dobbiamo fare. La prospettiva di perdere il lavoro ci spinge a far sì che non ci siano ragioni per cui il boss ci sbatta fuori: in questo caso lo scenario peggiore diventa lo spauracchio per farci tirare avanti. Basta? No, certo che no, però si fa quel che si può con quello che si ha.

Se guardiamo la nostra vita da una prospettiva infelice, la catastrofe che ci figuriamo non sarà d’aiuto al farci dare il massimo… sarà deprimente, perché nonostante tutti i nostri sforzi la fine si prospetta ineluttabile.

Quello che ci serve è immaginare il nostro vivere partendo da una angolatura migliore. Ovvio che la realtà ci parla di guerre e morti (un numero spaventoso di vittime innocenti), ma se sposiamo tutti questa visione di distruzione senza speranze la nostra misera esistenza si perderà nell’oscurità del niente.

Non possiamo permettercelo.

Il nostro ora è determinato nei dettagli da quello che ci immaginiamo verrà dopo. Nel brevissimo, nel breve, nel medio, nel lungo e nel lunghissimo termine perché la nostra mente percorre spazio e tempo in tutti i modi possibili e senza che noi ce ne rendiamo conto.

Eppure le emozioni che proviamo vengono registrate nelle nostre cellule e lì rimangono e lì possono guarirci o condannarci.

Alzarsi dal letto non è cosa da poco. I motivi per cui lo facciamo possono essere diversi e sempre gli stessi, ma la prospettiva in cui ci muoviamo, la prospettiva in cui posiamo sulla nostra strada i pensieri che guidano i nostri passi è tutto quello che abbiamo.

Per non disperdere la nostra forza e la voglia di esserci. Dentro al nostro corpo, dentro la nostra esistenza e dentro nel cuore del mondo. Il mondo che vogliamo, non necessariamente così come ora è.

La prospettiva è fondamentale se vuoi imparare a disegnare.

Dovremmo imparare tutti a disegnare meglio, vedere meglio, immaginare meglio. In prospettiva di un presente a cui consegnare il meglio di noi.

 

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