Nelle ultime settimane sono ripartiti i corsi che tengo di Digital Storytelling, per insegnanti e per ragazzi, e questa cosa mi rende felice. Non so spiegarlo ma è proprio un bel lavoro raccontare cosa significa la narrazione e realizzare progetti che prendono forma come se fosse ovvio, ma ovvio non è. Non è ovvio perché per creare qualcosa di tangibile c’è bisogno di un ingrediente magico: il desiderio (comune).

La cosa importante non è tanto che ad ogni bambino debba essere insegnato, quanto che ad ogni bambino debba essere dato il desiderio di imparare. 

Lo diceva il barone John Lubbok nella metà dell’800, lui era un archeologo e nel 1886 fece una lista con 100 libri che meritavano di essere letti (non lo so perché questa informazione risulti così significativa, ma chi sono io per ribattere a Wikipedia?). Ritorniamo al topic principale: il desiderio di imparare, che potere da Supereroi, no?

Se dovessi fare un’analisi dei miei anni scolastici sotto il punto di vista dei voti, potrei desumere che fossi una studentessa nella norma. Materie catalogate come che-il-cielo-mi-aiuti e materie che mi davano soddisfazioni, voti in generale altalenanti ma alla fine il diploma è stato raggiunto con onore.

Però… non mi sono mai soffermata sul dettaglio “desiderio di imparare” e, forse, se lo avessi fatto prima (in quel periodo) avrei avuto più stima di me stessa. Mi sarei guardata con occhi diversi. Perché?

Semplice: la mia fame di imparare è nata con me e non si è mai placata.

La stessa che ora mi fa fare le ore piccole con un nuovo software di video-editing, assomiglia enormemente a quella che mi faceva studiare i testi in inglese di tutte le canzoni che mi piacevano (ed erano parecchie) imparando piano piano l’inglese che a scuola non insegnavano. Stessa identica fame.

Negli anni mi sono approcciata a libri di tutti i tipi e argomenti, perché quando qualcosa cattura la mia attenzione le domande partono a raffica e mi lancio alla ricerca di risposte. So che non sono un’esperta di nulla, riesco però a destreggiarmi in molti ambiti, anche grazie al lavoro che ho scelto di fare.

A scuola questa mia caratteristica non è stata minimamente registrata, quindi veniva decisamente sottovalutato il mio scrivere forsennato durante le ore di ragioneria. Non prendevo appunti, scrivevo altro, ma anche un “ipotetico ragioniere” ha sentimenti e creatività dentro di sé che chiedono di essere portati alla luce! La prof di ragio non era del mio stesso avviso, ovviamente, il Perdite e Profitti dei sentimenti non ha alcun valore economico.

Amen.

Quello che volevo dire all’inizio di questo post è che le ragazze con le quali sto lavorando (Girls Code It Better è il progetto), hanno tutte questo desiderio di imparare… tutte, dalle più estroverse alle più timide. Mi guardano aspettandosi di imparare qualcosa che permetta loro di creare quello che hanno fino ad ora soltanto immaginato.

Non è fantastico? 

Sono talmente felice di questa nuova avventura che ho dovuto scriverla qui, e muoio dalla voglia di imparare anche questa lezione perché ognuna di queste ragazze è per me insegnante.

Sono pronta (e non sono sola in questo)!

Buon lunedì

😉

 

Vai all’articolo precedente ——–> 

Torna in homepage per scegliere altri articoli da leggere —————>