La selezione è tutto e te ne accorgi soltanto quando – in epoca adulta-avanzata – hai a che fare con un serbatoio di energia che tende a ridursi. Selezionare a quel punto diventa vitale. Te lo dice il corpo e te lo urla il cervello che si perde pezzi random di memoria e non è una bella cosa.
Quando selezioniamo tendiamo a ricordare meglio e più a lungo. Lo si impara studiando, quanto un evidenziatore può agevolarti (se lo usi con discernimento, non come ho visto fare recentemente a uno studente ingoiato da una serie impressionante di pagine giallo fosforescenti tinta unita), ma poi tendiamo a sottovalutare la portata finita della nostra capacità mnemonica.
Personalmente ho dovuto ridimensionare tutto, prima a fatica e poi con sollievo. Ho fatto il punto della situazione di recente e sono rimasta colpita dalla velocità (per certi versi preoccupante) con cui ho ridotto il range della mia selezione. Ma andiamo con ordine.
Epoca 13-35: “di tutto, di più”
Il periodo è stato lunghissimo, sono riuscita a mantenere alto il livello per molti anni perché di mio sono una persona curiosa e aperta alla conoscenza. Motivata dalla consapevolezza di non sapere abbastanza mi lanciavo stile fionda fin dove potevo per assorbire pezzi di mondo fino a quel momento sconosciuti. Bellissimo. Mi sono divertita da pazzi.
Epoca 36-49: “tanto, ma non troppo”
Ho scelto dove impegnarmi e ho iniziato a scavare, per saperne di più, per capire meglio, per solidificare competenze e preparazione. Non ho mai smesso di guardarmi attorno, interessata al mondo, ma senza l’ansia di dover sempre essere sul pezzo altrimenti mi sarei persa chissà che cosa. Certo, in alcuni casi ho dovuto rallentare perché certe passioni se le lasci fare si prendono tutto. Ho dovuto accettarlo: tutto è troppo.
Epoca 50-oggi: “non tutto, non sempre”
Ultimamente ho perso l’ansia del sapere-tutto. Sono più interessata al sentire-meglio. Le cose le voglio guardare da fuori, guardarle bene, e poi valutare se sia il caso o meno di approfondire. Anche le mie passioni (musica, lettura, cinema, arte, viaggi ecc.) hanno trovato un posto comodo dentro di me senza tirare calci. Un esempio? Esce un film che tutti si precipitano a guardare per poi parlarne e recensirlo con stelline e paroloni… io aspetto. Se non è il periodo giusto per me, rimando a quando lo sarà. In poche parole: ho il controllo. Assurdo e al contempo gratificante. Sto diventando brava nel selezionare, chi l’avrebbe mai detto?
Seleziono le amicizie, seleziono le collaborazioni professionali, seleziono i progetti a cui dedicarmi, seleziono i clienti. Seleziono per poter dare il meglio di me, più che per ottenere il massimo dagli altri.
Non si tratta di selezionare i migliori vini, i migliori ristoranti, le migliori località turistiche, le migliori scarpe da trekking e via dicendo. Il valore si sposta sulla metrica del “meglio per me, più adatto a me”. Quindi è ovvio che non tutto mi vada bene, non sono una Barbie che qualsiasi cosa si metta addosso le calza a pennello (tra l’altro, mai stata).
Va da sé che per selezionare il meglio per noi stessi certe domande bisogna farsele. Consiglio la pratica dei mille perché, funziona alla grande.
Se premiamo sulla tastiera CTRL+A andiamo a selezionare sul documento la parte testuale che pensiamo ci potrà essere utile. Sublimando il concetto, la trovo un’abitudine sana che può rivoluzionare la nostra capacità di stare al mondo senza farci soverchiare dal peso che questo mondo tende a buttarci addosso (con la nostra inconsapevole complicità).
Buon lunedì!
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