Scegliere cosa ci fa bene e cosa non ci fa proprio bene è più facile quando si tratta del nostro corpo, lui risponde immediatamente al cibo che ingeriamo o alle schifezze di cui ci riempiamo e ci fa capire quando superiamo il limite di tolleranza. Se poi lo vogliamo ascoltare, quella è storia diversa per ognuno e non si discute. Quando si tratta della nostra mente, invece, non riusciamo a prevedere dove ci porterà abbandonarci a un abuso o l’altro. Eppure tutto quello che la nostra mente assorbe va a influire diretto e senza filtri su quello che siamo, trasformandoci in qualcos’altro. Meglio o peggio, chi lo sa.

Il trauma pandemico non ci ha fatto bene, lo abbiamo subito e ci siamo fatti schiacciare (chi più, chi meno) da paure ancestrali che sono schizzate fuori dallo stramaledetto Vaso di Pandora che abbiamo dentro e le cose ci sono sfuggite di mano (c’è una guerra in corso che rischia di diventare mondiale, c’è l’economia al collasso, c’è malessere e frustrazione che corrodono irriducibilmente il nostro quotidiano e chi più ne ha più ne metta). Dandoci alla testa. E noi vogliamo fare come se niente fosse, come se dimenticare fosse l’unica strada percorribile. Il Vaso di Pandora è aperto, e a chiuderlo son cavoli che manco la Marvel oserebbe provarci.

Fedeli alla legge della sopravvivenza, ognuno di noi ha trovato un suo modo per averci a che fare, la mia è reagire cercando cibo buono per la mia mente. Qualcosa che nel marasma di tutto quello che ci cade addosso (e sono sempre tragedie e sofferenza, a ogni livello) mi possa aiutare a non piombare nel buio. Lo faccio da sempre, lo faccio ancora di più adesso che se mi guardo attorno mi scende l’entusiasmo sotto ai piedi. Ecco un altro motivo per cui ho voluto ricominciare a scrivere qui: penso che condividere le cose belle faccia bene a me e possa fare bene anche a chi mi legge. Illusione? Forse. Io apprezzo sempre tantissimo chi lo fa, perché può con qualcosa di piccolo risollevarmi da una giornata storta, da un momento difficile, da un pensiero soffocante.

(…) cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

Il Maestro, Italo Calvino, l’aveva delinata con precisione cristallina… è una fortuna che abbia voluto lasciarcela in dono, questa meraviglia di formula magica. Che funziona. Altroché se funziona.

Quindi sto per condividere un progetto davvero molto intrigante, ho trascorso parecchie ore immersa in queste passeggiate e mi sembrava di respirare quella stessa aria mentre ero chiusa nella mia stanza, e ringraziavo i camminatori folli che mi regalavano una possibilità che non immaginavo potesse essere creata con così poco e donata senza aspettarsi ritorno.

Watched Walker si muove a Londra, ma c’è anche chi si cammina Toronto, New York, Los Angeles, San Francisco

 

Fatevi portare un po’ in giro e testate la risposta della vostra mente e del vostro corpo. Spero che funzioni anche con voi come funziona con me.

 

PS: ho condiviso dei link che aiutano l’umore, ma trovate anche camminate di denuncia sociale piuttosto crude e se vi fermate lì diventa un viaggio all’inferno (è giusto avvertirvi).

 

Vai all’articolo precedente ——–> 

Torna in homepage per scegliere altri articoli da leggere —————>