Stavo cercando un’ispirazione ragionevole per scrivere questo post. Avevo bisogno di alzare lo sguardo dal mio conosciuto per recuperare un po’ di fiducia nel presente (se non proprio nel futuro). Questa ricerca ha dato buoni frutti, perché è vero che “chi cerca trova” – come dice il proverbio – e mi posso ritenere fortunata per quando riguarda l’impresa odierna. Voglio pertanto condividere con voi i frutti raccolti (in rigoroso ordine di scoperta):

1. Cercare e trovare

Colui che non ha acquisito la capacità di trovare non conosce quel fatto spontaneo che scaturisce dal profondo, ma colui che è in contatto con la propria fonte creativa la lascia fluire, semplicemente. Esiste forse un solo maestro zen che non accetti la sfida celata nella domanda di un discepolo? Questa sicurezza non proviene dalla scienza né dalla megalomania, bensì dalla fede, dall’evidenza. 

(tratto da “Psicomagia” di Alejandro Jodorowsky)

Picasso affermava: “Io non cerco, io trovo”. E la certezza che si arrivi alla meta soltanto perché ci si è messi in movimento, e quindi non potrebbe essere altrimenti, ha molto a che fare con la motivazione principale del nostro creare. Che è azione, movimento, ineluttabilità e fluidità insieme.

2. Rabbia e controllo

Una rabbia ben guidata può essere utile. L’indignazione morale può guidare un’azione positiva.

(Dalai Lama, dall’articolo di Daniel Goleman in LinkedIn “Be Angry, in a Smart Way”)

Emotivamente parlando mantenere il nostro potere creativo sano è una lotta, più la nostra sensibilità è esposta e più forte “sentiamo” gli eventi e il senso d’impotenza quando non viene digerito si trasforma in rabbia. La rabbia selvaggia non crea, distrugge. Trovare una soluzione per gestirla meglio e non perdere la lucidità è la via.

3. Flessibilità e Creatività

La flessibilità si è guadagnata in tempi recenti una cattiva fama, cresciuta quanto più le offerte di lavoro “flessibile” sono andate confondendosi con quelle di lavoro precario e non garantito. Così oggi “flessibilità”, nella mente di molti, evoca immediatamente il fenomeno deteriore e spesso odioso del precariato, e sembra qualcosa da evitare a ogni costo. È un peccato: la flessibilità in sé, intesa come attitudine, proprietà o caratteristica che riguarda l’adattabilità a situazioni o condizioni diverse, non ha certo connotati negativi.

(Annamaria Testa da NeU  “Flessibilità e creatività: senza l’una non c’è l’altra”)

Adattarsi è il primo requisito per la sopravvivenza, è chiaro a tutti. Spesso pensiamo che l’adattamento sia una forzatura, che ci si debba costringere e sacrificare, in questo modo rendiamo tutto più difficile. Addirittura insopportabile. Se prendessimo in considerazione l’Arte della Flessibilità, forse daremmo più spazio alla nostra percezione delle possibilità. Intravedere sentieri da percorrere, appigli a cui aggrapparsi, soluzioni da applicare partendo da quello che c’è già… farsi giunchi al vento. Perché no?

4. Jugaad, l’innovazione frugale

Primo presupposto: “Mantenere le cose semplici, affinché siano fruibili da tutti”.

Secondo presupposto: “Non inventare di nuovo la ruota, perfezionala”.

Terzo presupposto: “Pensa e agisci orizzontalmente, sviluppare le idee in modo sostenibile alleggerisce il peso e i costi”.

Ascoltare Navi Radjou, oggi, mi ha fatto sollevare gli occhi dal mio conosciuto facendomi trovare quello che cercavo: ispirazione. E non soltanto per scrivere questo post.

Grazie.

 

Vai all’articolo precedente ——–> 

Torna in homepage per scegliere altri articoli da leggere —————>