I libri sono la mia ossessione. Prima che a scrivere penso a leggere, leggendo trovo ispirazione per scrivere. Scrivo molto, mai con l’obiettivo di pubblicare. Credo che sia questo il motivo per cui non mi sono mai considerata una scrittrice, in fin dei conti è un riconoscimento che ti viene dato dai tuoi lettori e non un titolo autocelebrativo che utilizzi per presentarti al mondo.

Ammetto che ho fatto fatica ad abituarmi a leggere un ebook al posto di un cartaceo, ma ormai ho 986 titoli nel mio Kindle (letti per intero circa la metà, mi annoio facilmente) e decine di scatoloni di libri letti che non posso infilare in una libreria perché rischia di crollare su sé stessa (ho poco spazio in casa, è giusto che lo dichiari).

Mi sono domandata in questi giorni, considerando che il 23 aprile è stata la giornata mondiale del libro, se negli anni il mio sentimento nei confronti della lettura fosse cambiato e, se sì, in che modo. Mi sono addentrata in un labirinto emotivo sfidante e non sono sicura di aver trovato ancora una risposta convincente, ma ci sono alcune riflessioni che mi hanno agganciato e che per quanto fastidiose le vorrei affrontare ora.

[si salvi chi può]

5 cose che mi fanno passare la voglia di leggere

Inizio sempre dal fastidio, ovviamente. Così non mi posso sbagliare.

Le recensioni

Se dovessi fermarmi a quelle avrei già smesso di leggere.

Le prefazioni (se non scritte dall’autore stesso)

Non vedo perché qualcuno mi deve spiegare quello che andrò a leggere, qual era l’intenzione dell’autore, come certi passaggi devono essere interpretati ecc. (casomai dimmelo nella postfazione, quando il mio lavoro di lettore è terminato, grazie).

Le copertine

Nove volte su dieci sono un danno anziché essere d’aiuto, fuorvianti e/o respingenti.

Le quarte di copertina

Rimango sempre scioccata nel leggere le sinossi dopo che ho attraversato i contenuti del libro in questione. Mi domando spesso: “Ma è lo stesso che ho letto io? Perché a me ha parlato in un altro modo… “.

Le classifiche dei più venduti

Ovviamente non è un criterio di scelta valido o giustificabile, ma sembra che le si usino per far bella figura in certi ambienti e avere argomenti di cui parlare.

[pausa musicale]

[spero abbiate apprezzato, è funzionale ovviamente]

Detto questo, ho selezionato gli ultimi tre ebook che mi sono piaciuti. Non vi dico il perché, non ne avete bisogno, prendetelo come un blando consiglio di lettura da chi vi vuole bene.

 

 

Rispetto profondamente tutto il lavoro che c’è dietro alla pubblicazione di un libro, ma penso che pubblicare ogni anno oltre 85.000 nuovi titoli sia una follia che l’editoria italiana non può continuare a perpetrare. Non sono più i tempi, davvero. Non parlo solo della stampa, parlo proprio della pubblicazione di migliaia di libri (anche ebook) del tutto inutili e – molti – addirittura brutti. Sotto tutti i punti di vista. Mal progettati, scritti in modo sciatto, editati blandamente, con refusi imbarazzanti e copertine raccapriccianti.

La qualità oggettiva di una storia che vede la luce è una faccenda che dovrebbe interessare tutti: chi la scrive, chi la pubblica e chi la legge.

E se credo che la lettura sia un diritto sacrosanto di tutti (oltre che un dovere), non credo che pubblicare sia un diritto di chiunque abbia velleità scrittorie. Rimane un diritto di pochi, quei pochi che hanno una voce che non assomiglia a nessun’altra. Sono loro gli unici scrittori che bisognerebbe leggere.

[mi sono appena data la zappa sui piedi, ma ribadirei il concetto in qualsiasi situazione mi trovassi, giuro]

Raramente rileggo un romanzo o un racconto, preferisco ricordarli. Quindi ormai li leggo solo in ebook.

I libri che ancora compro in versione cartacea, invece, sono quelli che hanno bisogno di concentrazione enfatizzata da una matita che prende appunti nei passaggi in cui è doveroso soffermarsi. Così fisso meglio (tra occhi e cervello) quelle cose che mi potrebbero servire e recuperare in urgenza. Solitamente quando lavoro.

Quindi, quali sono i libri (cartacei) che sto leggendo in questi giorni? Eccoli:

Come potrebbero servirmi questi libri mentre lavoro?

In modi sempre imprevedibili, fortuiti, spiazzanti, creativi… belli.

E ora vi svelo qual è il mio sentire nei confronti dei libri in questo periodo della mia vita. Sono felice di confermare che è sempre lo stesso, ovvero: profonda riconoscenza.

Mi hanno insegnato ad affinare l’orecchio e a fidarmi di quello che percepisco tra gli spazi e le parole. Mi hanno guidato in una ricerca che mi ha cambiata senza mai snaturarmi. Mi hanno aiutata a trovare risposte che si aprivano a domande più importanti e impellenti. Mi hanno fatta sentire così piccola da voler crescere e così grande da voler ritornare bambina.  Mi hanno amata raccogliendo le mie lacrime e i miei sorrisi mentre ero impegnata tra le pagine. Mi hanno sostenuta quando non avevo altro sostegno, mi hanno liberata quando la mia gabbia mi toglieva il respiro.

E molto, molto altro ancora.

Grazie.

Sempre.

Grazie.

 

 

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