La comunicazione attraversa i sensi, li provoca e poi ne riceve gli effetti. Ogni dettaglio del nostro comunicare produce effetti, più o meno evidenti. Gli effetti prodotti, però, si moltiplicano in modo esponenziale perché ogni individuo toccato avrà una reazione sua, forse simile ma mai totalmente uguale a un altro individuo (fosse anche della stessa età, genere, razza, estrazione sociale, potere economico ecc.). Perché gli Esseri Umani sono complessi, come Walt Whitman ben declamava:
Do I contradict myself? Very well, then I contradict myself, I am large, I contain multitudes.
[trad. Mi contraddico? Certo che mi contraddico! Sono grande, contengo moltitudini.]
A questo punto, qualsiasi azioni noi facciamo o non facciamo abbiamo davanti a noi un mondo che ci risponde e – ammettiamolo – raramente risponde esattamente come noi vorremmo che facesse. Diciamo che si procede per tentativi, per ottenere un certo risultato valutiamo il feedback e cerchiamo di modellare la nostra comunicazione in virtù dell’obiettivo che vogliamo raggiungere. Diventa una scienza esatta soltanto nell’1% dei casi (questa è una mia opinione personale, ovviamente).
Antrepo (un collettivo di consultenti di design multidisciplinare, si definiscono così) ha provato a togliere quel che era di troppo – secondo uno sguardo minimalista – dai packaging più conosciuti al mondo e sono usciti interessanti possibili restyling…
C’è da chiedersi se l’etichetta della Nutella fosse uscita fin dall’inizio così essenziale come nella versione a destra, quanto appeal avrebbe avuto sui bambini (target iniziale del prodotto). Ma dopo oltre 50 anni di storia, ormai a che serve quella fetta spalmata e le nocciole a sottolineare il tutto? E quel nero e rosso del naming?
Minimal is the key.
Eppure non è così semplice procedere per sottrazione, soprattutto se il prodotto non può farsi forte di una qualità superiore rispetto ai competitors consolidata in una reputation di lunga data.
Non è soltanto con Nutella che il gioco regge, altri prodotti come Schweppes o Mr. Muscle o Durex non perdono nulla se si ripulisce dal superfluo il loro packaging (date un’occhiata anche a questo articolo: Minimalist Approach https://digitalsynopsis.com/design/minimalist-product-packaging-of-famous-brands/)
Per quanto mi riguarda, la Guinness versione 2 e persino versione 3 reggono bene, la quarta (troppo minimal) va a perdere quell’aura trionfale che da sempre accompagna il leggendario Brand.
Come dicevo, però, è questione di “gusto” e di percezione sensoriale del tutto personale.
Il rischio di un restyling per un Brand affermato è sempre alto?
E chi lo sa!
Rinuncio alla Nutella o alla Guinness perché il packaging non mi piace? Non credo, sarebbe insensato. Vero?
Questi esperimenti rimangono interessanti, a mio avviso, per aprirci a una riflessione più allargata, che contempli anche i nuovi Brand e nuovi concept adottando un approccio più pulito, semplice, immediato.
L’essenziale è invisibile agli occhi. (“Il Piccolo Principe”)
Con un leggero tocco, una sorta di magia digitale, quel che è invisibile può comparire all’improvviso e farti esclamare: wow!
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