Forse conosciamo poco l’importanza della nostra voce. Forse non ci rendiamo conto che la nostra voce ha un corpo e comunica anche quando si muove in silenzio. Forse dovremmo ricordarcelo.

Questo qui sotto è un muoversi come una voce sola che ha più riverberi per esprimere lo stesso potente concetto.

A noi che lo guardiamo arrivano soltanto i riverberi che possiamo cogliere per come siamo, per quello che abbiamo conosciuto e imparato della vita, dell’amore, della condivisione, della sofferenza. Tutto il resto ci colpisce senza lasciarci granché se non una pallida sensazione che non tutto può essere compreso, purtroppo e per fortuna.

Comunicare significa affrontare ogni volta, con dignità, la realtà che ci dimostra che abbiamo fallito. La nostra voce raramente raggiunge l’obiettivo che si è prefissata. Molto resta sospeso.

Questa legge universale ci dovrebbe rasserenare, perché la fatica che ci piomba addosso è giustificata dalla difficoltà della sfida che comunicare comporta. Invece, ci illudiamo che sia facile e ci sorprendiamo davanti a ogni sconfitta.

Questa vuole essere solo una riflessione perché, ogni tanto si deve pur poter alzare il viso e spingere lo sguardo all’orizzonte, altrimenti si rischia di dimenticare che la nostra voce ha un corpo e che il nostro corpo ha la sua voce. Anche se nessuno sta ascoltando o sta guardando o sta sentendo.

 

 

 

Vai all’articolo precedente ——–> 

Torna in homepage per scegliere altri articoli da leggere —————>