(1094) Pronta

Se mentre viviamo riusciamo a prestare attenzione agli andamenti della nostra evoluzione, possiamo riconoscere immediatamente i periodi in cui siamo pronti. Pronti per fare, pronti per dire, pronti per partire, pronti per litigare, pronti per progettare, pronti per spiccare il volo. Insomma: pronti.

Partire in anticipo non va bene, ti bruci (o bruci l’opportunità), non sei ancora pronto. Partire in ritardo non va bene, potrebbe anche non interessarti più, non interessarti abbastanza, senza neppure rendertene conto. Si parte quando si è pronti.

Essere pronti significa che sei focalizzato sull’obiettivo, sei motivato a manetta nel raggiungerlo, sei pieno di forze e di speranze sul buon esito della spedizione e, finalmente, hai a disposizione una buona dose di fiducia in te stesso per agire.

No, non significa che è tutto perfetto. Non significa che dentro stai una meraviglia e che fuori è tutto un peace&love. No. Ma nonostante tutto quello che hai dentro e tutto quello che c’è fuori tu pensi: ora. Non più domani, non più un altro giorno, non più fra un po’. Ora. Semplicemente ora.

E non ti sto a dire che si aprono le porte del Paradiso e l’Universo si piega ai tuoi voleri, anzi. Succede che metti da parte le lamentele, le delusioni passate, le paturnie ataviche per fare qualcosa che per te è importante. Stop.

Non sai come andrà. Non sai dove ti porterà. Non sai se stai facendo bene o male. Non sai quanti ostacoli troverai sulla tua strada. Non sai se riuscirai a superarli. Non sai se perderai anche le mutande. Non sai se riuscirai a tenere botta fino al raggiungimento dell’obiettivo. Non lo sai.

Quello che sai si riduce a un unico piccolo focalizzato punto. Molto solido. Molto prepotente (proprio molto): sai che sei pronto.

Stop.

 

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(781) Depositare

Depositava ogni cent che aveva ed era il più ricco di tutti, Paperon de’ Paperoni, più ricco – anche se di poco – di Rockfeller. Taccagno, indisponente e prepotente, ma ricco. Il suo Deposito, il suo tesssssoro………………………. (sussurrato alla Gollum, ovviamente).

Mia nonna diceva: “Impara l’arte e mettila da parte”. In poche parole depositala in un cassetto e quando ti servirà non dovrai far altro che estrarla e usarla. Questa cosa per me ha sempre avuto un certo appeal, ci trovavo veramente il buonsenso che ti dà fiducia. Imparavo così le cose che lei mi insegnava senza chiedermi il perché (i perché distraggono e ti staccano dal presente, impari male e malvolentieri). Secchiate di bacelli di piselli o di fagioli da pulire, come si fa nonna? Così —– e mi faceva vedere e io la imitavo nei gesti e dopo un po’ non li rompevo più, riconoscevo quelli ancora buoni da quelli da buttare e via avanti.

Lei grande pazienza, io senza distrazioni perché sentivo che non stavo perdendo tempo, in qualche modo mi sarebbe tornato utile in un futuro. Vuoi farti un minestrone? Mica userai i fagioli con bacello incorporato! Eh, no.

Se un’anima buona mi avesse introdotto alla matematica facendomene apprezzare il senso nelle cose del mondo sarebbe andata diversamente. Avrei imparato quell’arte e l’avrei messa da parte. Che occasione persa, maledizione.

Depositare qualcosa che hai imparato significa che sei riuscito a impararla (mica cosa ovvia), che hai consapevolezza che prima o poi ti servirà e saperla fare ti mette un po’ più tranquillo (niente di ovvio neppure in questo) e che non hai buttato il tuo tempo mentre imparavi a farla (se impari con uno scopo e senza i boicottanti perché impari per sempre).

Nel mio deposito non ho molti cents (che ve lo dico a fa’) però ho molte cose che ho imparato e ho messo lì. Cose che faccio veramente veramente bene non ce ne sono molte, forse un paio, ma alcune delle altre le riesco a fare discretamente e questo mi piace. Il mio deposito è piuttosto caotico, meno sberluccicante di quello di Paperone, ma alla fine la Numero Uno nel mio deposito sono io e son ben difficile da rubare. Posso dormire sonni tranquilli.

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