(687) Zuccherino

Quando non vinci, quando non ottieni quello che desideri, quando non accade ciò che dovrebbe per-una-sorta-di-Giustizia-Divina accadere, la vita ti dà uno zuccherino. 

Ti dice: “Guarda, al momento ‘sta cosa non fa per te, però ti puoi consolare con quest’altra cosa”. Quest’altra cosa la sceglie lei, mica tu. Non è previsto che tu possa avere soddisfazione in un eventuale piano B o C o D, no. Cioè, non puoi avere quello che vuoi, ma puoi avere quello che la vita decide di poterti concedere. Per la serie: libero arbitrio questo sconosciuto.

Quando capisci l’antifona cosa fai? Furbescamente cominci a shiftare i tuoi desideri in blande ambizioni, con blandi propositi e blandi… risultati. In poche parole voli basso e quel che ottieni è adeguato al tuo volo. Zero soddisfazione anche lì. Quando poi, pur nelle ristrettezze dei tuoi propositi e speranze ottieni un calcio in culo… vabbé, Destino, fa’ un po’ quel cazzo che vuoi, io me ne torno a dormire.

Lo zuccherino è una presa per il culo. Non c’è altro modo per vederla.

Tu incassi, te la fai andare bene, ricominci a sperare in una prossima volta. Ma non va bene, non stai bene, non ti va affatto bene così. La questione del calcolo delle probabilità, poi, è ridicola. Non è che ogni volta ti puoi basare su un paio di numeri assurdi per affidarti o meno a un’illuminazione avuta sulla via di Damasco… che senso avrebbe allora il sacrosanto Carpe Diem? Robin Williams da lassù ti darebbe un ceffone: “Ma come? Non hai ancora imparato niente dopo tutti questi anni?”, ti urlerebbe davanti al microfono di Goodmorning Vietnam. C’avrebbe pure ragione.

La vita sa di te e fa il meglio per te, qualche saggio potrebbe obiettare. Sì e no, mi permetto di dissentire cautamente. Chi me lo dice che se andava come io volevo andasse ora non sarei felice? Chi? Potessi usare la DeLorean sarebbe diverso, mi toglierei ogni dubbio, invece così mi si impone di credere a scatola chiusa. Cioè, nessuna prova, niente di niente. Certo che se per una volta andasse esattamente come vorrei io, allora sì che avrei un precedente a cui guardare. Davvero, mi basterebbe succedesse una sola volta nella mia vita – magari non a 90 anni perché sarebbe un tantino inutile – e riuscirei a farmene una ragione.

Certo che potrebbe anche andarmi peggio, ma vuoi mettere la soddisfazione di vedersi avverare un cazzo di desiderio nella vita? Paghi le conseguenze con una predisposizione d’animo diversa: te lo sei voluta tu, eccoti accontentata. Guarda, a conti fatti è meglio essere parte attiva e prendersi il tifone dritto in faccia piuttosto che beccarsi certi ritorni che non ti riguardano e che non avevi neppure messo in conto.

Insomma: niente zuccherini, grazie. Mi ingrassano.

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(549) Show

Ognuno fa il suo. Non è detto sia del tutto edificante, bisognerebbe non darlo per scontato. Bisognerebbe partire da una logica diversa dal solito, quella che ti impone di farti vedere al massimo della forma. Bisognerebbe volare bassi.

Parti a razzo e pensi di sorprendere tutti, sei sicuro che rimarranno a bocca aperta, in estasi. Ti pensi Madonna (se sei ateo) o La Madonna (se sei cristiano praticante), in breve ti pensi come non necessariamente sei, forse a come ambiresti essere. Credo che questo sia il vero peccato.

Se procedessimo invece con altro criterio, quello del volo rasente e poi piano piano risalissimo le correnti ascensionali (citando qualcuno, qualche tempo fa) per farci vedere al massimo del nostro splendore, magari lo stupore sarebbe reale e forse durerebbe più a lungo.

Mi sta bene la grande mascherata, nel senso che la giustifico, ma il buongusto deve avere la meglio sulla baracconata. Sempre. Perché non c’è bisogno di andare oltre, non c’è bisogno di fare i fenomeni, non c’è bisogno di dichiarare la propria superiorità. Se il bisogno c’è è perché non siamo fenomeni e non siamo superiori, tutt’altro.

Ora: che lo si faccia è un dato di fatto, che la maggior parte delle volte il nostro buonsenso non riesca a limitare l’enfasi del nostro show è un dato di fatto, che ci possa andare bene nove volte su dieci è un dato di fatto, ma…

Ma anche la Giustizia Divina è un dato di fatto, ha lastricato di prove ogni secolo d’esistenza del Genere Umano, e arriverà comunque il giorno in cui il nostro show non verrà tollerato, non verrà perdonato, non verrà fatto passare. Verrà il giorno in cui durante uno dei nostri maestosi show qualcuno ci darà un bel pugno sul naso. Quel giorno dovremmo ricordarci di incassare con onore. Non si piange, non si urla, non si bestemmia, non si ribatte, non ci si giustifica, non si incolpa qualcun altro. Quel giorno ci beccheremo il pugno sul naso, il naso sanguinerà, e noi staremo zitti, a testa bassa a prenderci in pieno tutta la vergogna che meritiamo.

Perché “Show must go on” è una canzone dei Queen, e il nostro show dovrebbe terminare ora. Le discussioni stanno a zero. Bisognerebbe capirlo una volta per tutte.

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