Ho attraversato sentimenti diversi e diversificati in queste ultime due settimane riguardo a tutto il movimento che si è creato attorno, e grazie, alla piccola grande Greta Thunberg. La confusione dei media mi impediva di capire cosa stava processando il mio cervello, che idea mi ero fatta o mi stavo facendo riguardo a tutto il circo mediatico, ma soprattutto riguardo al messaggio che questa giovane attivista stava veicolando.

Quindi: ho capito come la penso? Credo di sì. Importerà a qualcuno? Credo di no. L’utilità (fasulla) di avere un blog nel quale poter dire la propria senza grandi pretese, però, la voglio sfruttare. Pertanto andiamo per gradi, come se avessimo tutto il tempo del mondo a disposizione.

Ho scoperto Greta da un servizio del telegiornale. Da lì mi sono vista invadere la bacheca di Facebook da news che riportavano a lei (in ogni salsa). Poi le marce per la protezione del pianeta che hanno invaso le strade della capitale e le voci dei ragazzi supportate da cartelli e grande entusiasmo giovanile. Prima reazione? Sorpresa. Poi curiosità. Mi sono quindi precipitata sul web per cercare di capire chi fosse Greta e che cosa stesse mettendo in circolo.

 

L’ho trovata potente. Nel suo esporsi senza maschere, nel suo essere diretta e lucida, nel suo essere giovane e arrabbiata. Giustamente arrabbiata. Arrabbiata e preoccupata, sacrosantemente preoccupata. E la richiesta è chiara: non perdiamo l’occasione per sistemare ora le cose. Prima si agisce e poi la speranza arriva. Disarmante, assolutamente disarmante. E proprio per questo fastidioso, estremamente fastidioso. Per tutti: per chi non ci vuole pensare e per chi ci sta già pensando da tempo ma non viene ascoltato.

Arriva questa ragazzina con le trecce, una più assennata e matura Pippi Calzelunghe, che ci vuole insegnare a muovere il culo e smetterla di fare come se le cose non si potessero fermare. Quindi il colpo di coda bastardo è la sola conseguenza possibile. La feroce critica degli adulti, quelli che sanno di cambiamenti climatici e di economia e di politica, quelli che se ne occupano, quelli che fanno girare le cose nel mondo, si abbatte su Greta e su quello che ha messo in atto decidendo di parlare (perché il suo è un mutismo volontario, lo specifica magnificamente).

La critica feroce mette in circolo dubbi feroci. Mi sono chiesta chi e cosa può esserci dietro a questo TED speech, a questa ragazzina e a tutto il movimento che si sta scatenando. Me lo sono chiesta sospettando chissà quali oscure materie si fossero messe in campo utilizzando questa figura umana disarmante, pura. Una parte di me diceva: è un sospetto idiota. L’altra parte diceva: la realtà supera la fantasia, ricordatelo.

Stallo.

A un certo punto ho letto questo suo post:

 

Mi ha dato risposte e mi ha risolto i dubbi in sospeso:

Nel maggio 2018 sono stata una delle vincitrici di un concorso di scrittura sull’ambiente bandito da Svenska Dagbladet, un giornale svedese. Hanno pubblicato il mio articolo e alcune persone mi hanno contattato, tra gli altri c’era Bo Thorén di Fossil Free Dalsland. Aveva una specie di gruppo con delle persone, soprattutto giovani, che voleva fare qualcosa per la crisi climatica. Ho fatto qualche meeting telefonico con altri attivisti. Lo scopo era quello di presentare idee di nuovi progetti che avrebbero portato all’attenzione la crisi climatica. Bo aveva qualche idea sulle cose che potevamo fare. Di tutto, dalle marce a una sorta di sciopero scolastico (con i bambini delle scuole. Quell’idea era stata ispirata dagli studenti di Parkland, che si erano rifiutati di andare a scuola dopo le sparatorie subite a scuola.
L’idea di uno sciopero scolastico mi è piaciuta. Così ho sviluppato quell’idea e ho cercato di far sì che altri giovani si unissero a me, ma nessuno era veramente interessato. Pensavano che una versione svedese della marcia Zero Hour avrebbe avuto un impatto più grande. Così ho pianificato lo sciopero scolastico tutto da sola e non ho partecipato a nessun altro meeting.

Quando ho detto ai miei genitori dei miei piani non erano molto contenti. Non hanno sostenuto l’idea di uno sciopero scolastico e hanno detto che se lo avessi fatto avrei dovuto farlo completamente da sola e senza alcun sostegno da parte loro. Il 20 di agosto mi sono seduta fuori dal Parlamento svedese. Ho consegnato volantini con una lunga lista di fatti sulla crisi climatica e le spiegazioni sul perché ero in sciopero. La prima cosa che ho fatto è stata pubblicare su Twitter e Instagram quello che stavo facendo e presto è diventato virale. Poi sono arrivati i giornalisti e i giornali. Un imprenditore e uomo d’affari svedese attivo nel movimento climatico, Ingmar Rentzhog, è stato tra i primi a venire. Ha parlato con me e ha fatto le foto che ha pubblicato su Facebook. È stata la prima volta che ho parlato con lui, non lo avevo mai incontrato prima. A molte persone piace diffondere voci che dicono che ho della gente “dietro di me” o che sono “pagata” o “usata” per fare quello che sto facendo. Ma non c’è nessuno “dietro” di me tranne che me stessa. Prima della mia iniziativa i miei genitori erano quanto di più lontano possibile dall’essere degli attivisti climatici. Io non faccio parte di nessuna organizzazione. A volte sostengo e collaboro con diverse ONG che lavorano con il clima e l’ambiente. Ma sono assolutamente indipendente e rappresento solo me stessa. E faccio quello che faccio completamente gratis, non ho ricevuto nessun soldo o nessuna promessa di pagamenti futuri sotto nessuna forma. E nessuno è legato a me o alla mia famiglia, è così. Non ho incontrato un solo attivista climatico che sta lottando per il clima per i soldi. Quell’idea è del tutto assurda. Inoltre, viaggio solo con il permesso della mia scuola e i miei genitori pagano i biglietti e i miei soggiorni.

La mia famiglia ha scritto insieme un libro sulla nostra famiglia e su come io e mia sorella Beata abbiamo influenzato il modo di pensare e di vedere il mondo dei miei genitori, soprattutto quando si tratta del clima. E sulle nostre diagnosi. Quel libro doveva essere pubblicato a maggio. Ma visto che c’è stato un grosso disaccordo con la casa editrice, abbiamo finito per cambiare editore e quindi il libro è stato pubblicato ad agosto. Prima che il libro venisse pubblicato, i miei genitori hanno chiarito che i possibili profitti provenienti dal libro “Scener ur hjärtat” andranno a 8 diverse ONG che lavorano con ambiente, bambini con malattie e diritti degli animali.

E sì, scrivo da sola i miei discorsi. Ma visto che so che quello che dico raggiungerà molti, chiedo spesso degli input a molte persone. Ho anche alcuni scienziati ai quali spesso chiedo aiuto su come esprimere certe questioni complicate. Voglio che tutto sia assolutamente esatto, in modo da non diffondere fatti e notizie scorretti, o cose che possano essere fraintesi.

Ho deciso che le credo. Le voglio credere. E agisco d’istinto e di coscienza. Perché sa toccare quell’amore per la vita che da adulti si va a perdere (chissà dove) e sa essere ispirazione e speranza nel contempo. In contrapposizione al marcio che ci circonda, la purezza non può che dar fastidio. Siamo d’accordo, veniamo scoperti nel nostro essere “arresi e succubi” nel nostro pensare gretto e mediocre. Brutta storia, vero?

E se la Sindrome di Asperger sembra essere o una condanna o un dono, a seconda di chi ne parla, io dico soltanto che è una condizione come tante e che è la persona a fare la differenza. Greta al di là della sua età, delle sue origini, della sua indole, della sua condizione, è e rimane una persona coraggiosa, che ha deciso di parlare. Di parlare del cambiamento climatico alla nostra coscienza e di farlo senza mezzi termini perché “adesso” è il momento.

Personalmente andrei ben al di là dei media per decidere a chi credere e da che parte stare. Una storia buona la senti tuonare nel cuore, non facendola passare dai calcoli della mente. E se la storia ti tuona dentro, due opzioni ti si palesano davanti: o scappi o l’accogli e la percorri.

Se decidiamo di scappare, però, dobbiamo tenere presente che questo tipo di fuga è da vigliacchi. Non ci sono scuse che tengano.

Quando avevo sedici anni la Terra ci sembrava eterna, l’unica sicurezza che avevamo. Certo, tremava (e io sono friulana quindi la questione la conosco bene) e i disastri causati dalle piene dei fiumi, dalle frane, dai maremoti, erano messi in conto, ma erano giustificati dalle condizioni e dalle stagioni. Ora le cose sono precipitate, e non è questione di percezione ma di fatti. Evidenze concrete. Se i cambiamenti climatici ci stanno sovrastando significa che ci viene imposto di cambiare. Greta ha ragione, mettiamocela via e cambiamo. Ora.

 

PS: chi ha il potere e ci tiene in scacco potrebbe essere davvero soltanto un dettaglio, perché insieme noi siamo molti di più. Poco organizzati e poco concreti, ovvio, ma basterebbe metà del coraggio di Greta per gestirci meglio. Il resto sono soltanto scuse.

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