(1034) Vendere

Mi sono sempre sentita ripetere che non mi so vendere. L’ho sempre ritenuto un gran complimento, come se quel verbo avesse un brutto significato. Ora la vita mi impone di trovare modi creativi ed efficaci per aiutare qualcun altro a vendersi (vendere il proprio brand e i propri servizi/prodotti). Faccio ancora fatica a usare quel verbo, lo sostituisco con “veicolare”, “comunicare”, “offrire”… è ovvio che lì sotto c’è un problema e che io faccio bellamente finta di niente da tempo immemore.

Vendi qualcosa che hai in cambio di denaro. Se non ricevessi denaro sarebbe un dono, se ricevessi un altro bene o servizio sarebbe un baratto, ma se ricevi denaro tu stai vendendo. Vendere. Vendere. Vendere. Vendere.

Se qualcuno acquista (quindi ti dà del denaro) il bene che stai vendendo significa che lo vuole. Non gli stai estorcendo dei soldi, gli stai dando qualcosa che si suppone essere di valore, il valore che il denaro che riceverai impone. Nessuna forzatura: tu vendi, qualcuno acquista e il denaro passa da un proprietario all’altro. Stop. Tutto molto semplice.

Ora, mi chiedo, che diavolo combina la mia mente quando associa il verbo vendere a un concetto leggermente diverso tipo veicolare (quindi fare passaparola)? Perché schifa quella via dritta e schietta, perché preferisce percorrere un sentiero sterrato che in tanti fan fatica a vedere? Ecco, non lo so.

Vendere porta un profitto. Che è sacrosanto, giusto? Il profitto che uno ricava dalla vendita di un suo bene, o di un servizio, è un modo più che onorevole di vivere… 

Razionalmente ci sono. Ora devo fare i conti con la follia che vive in me. 

Auguri.

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(696) Palindromo

Il numero 696 di questo ***Giorno Così*** rimane invariato anche se letto al contrario. Detto l’ovvio, stavo riflettendo su come io sia solita leggermi correndo all’indietro (nel tempo e nello spazio) per cercare di capirmi meglio. Questa pratica se da un lato m’ha dato più di una soddisfazione, ora sta perdendo la sua carica positiva. In poche parole: mi annoio.

Conosco i passaggi a memoria, mi sembra tutto banale e privo di significato.

Dovrò cambiare tattica. Anziché all’indietro potrei leggermi di traverso. Questa interessante intuizione comporta parecchi problemi d’equilibrio, sono ancora titubante sul da farsi, non vorrei amplificare certe mie deviazioni sinaptiche e non ritrovarmi più – magari pensandomi Marilyn Monroe (mica si possono prevedere le conseguenze di una autoletturatrasversale, eh!).

Un po’ mi dispiace, perché davvero la mia vita letta dall’anno 1972 al 2018 e dal 2018 al 1972 non cambia di una virgola e in questa perfezione di forma mi crogiolo da un bel po’. Certo, non ho un’esistenza da immortalare in un’autobiografia capace di scalare le classifiche di vendita di tutto il mondo, ma conosco persone che hanno avuto possibilità ben più ricche delle mie e quando raccontano di se stessi ti vien voglia di buttarli al macero per quanto siano riusciti a non capire una benemerita mazza riguardo la vita. Le mie persone preferite, invece, sono quelle che hanno capito tanto e senza bisogno di molto e te lo porgono come fosse un dono da niente, con umiltà. Vabbé, ora sto uscendo dal seminato però, ripigliamoci.

Diamo per scontato che cambiando punto di vista, cambiando prospettiva, potrei trovare angoli interessanti del mio vissuto di cui ancora non mi sono presa carico, varrebbe la pena tentare, ma dal basso ci sono già passata, dall’alto ormai è un’abitudine, all’indietro è cosa nota, in avanti è decisamente pericoloso – considerato che il mezzo del cammin di mia vita è stato superato da un po’ e l’idea di aver così pochi anni ancora da vivere non mi mette di buon umore – non mi resta che prenderla in trasversale – come dicevo qualche riga fa. Non so ancora cosa significhi nel concreto, ma mi sono ripromessa di pensarci in questi prossimi giorni per vedere se riesco a venirne a capo.

Non so di tutto questo a voi cosa possa interessare, voi che gentilmente e pazientemente mi state leggendo, ma spero che qualcosa di utile in tutte queste cialtronate voi possiate trovare e magari usare meglio di come sto facendo io.

In ogni caso: grazie.

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