(689) Sete

Si dice “avere sete di sapere”. Non fame, sete. Il sapere disseta. Non sfama, disseta. Una bibita ghiacciata, una schiumosa birra, un vinello frizzante? No, acqua. Ecco, il sapere è come l’acqua. Indispensabile alla sopravvivenza. Si muore prima di sete che di fame, dicono. Non ho motivo di dubitarne.

Stavo pensando a questo oggi, mentre mi toglievo la sete pagina dopo pagina di un libro iniziato da poche ore e quasi terminato. L’unico modo in cui riesco davvero a godermi una lettura: inizio e tutto un tiro fino alla fine nel più breve tempo possibile. Così non dimentico nulla, non mi perdo alcun passaggio. Semplice e un po’ faticoso, ma funzionale.

Detto questo, mi rendo conto che la mia sete di sapere mi fa accumulare litri e litri di pagine e faccio fatica a starci dentro. Eppure non demordo. Sono sempre convinta che quello che sai nessuno te lo può più togliere e che più sai e più sei attrezzato per affrontare quel che la vita ha in serbo per te. Forse sono solo un’illusa, ci sono state situazioni in cui quello che sapevo non mi è servito a un tubo di niente, ma piuttosto di navigare nell’ignoranza più torbida preferisco una quasi limpida conoscenza di argomenti random. Per la serie va’-dove-ti-porta-la-curiosità. Male che vada, poni che non ti serve a nulla, almeno hai trascorso qualche ora piacevole dentro universi interessanti.

Non mi voglio raccontare di essere una che sa, ma una che vorrebbe sempre sapere un po’ di più sì. Questa è la verità. La cosa più sorprendente è che più approfondisco il mio modesto sapere e meno mi vien voglia di parlare di cose che non conosco bene. Le questioni sono sempre più complicate di quel che sembrano e appena te ne accorgi ti rendi anche conto che farti un’idea del mondo non è cosa subitanea, ci metti un po’ ed è sacrosanto che sia così.

Parlare solo di quello che so può essere abbastanza? Bé, se non lo è allora significa che dovrò cercare di saperne di più. Semplice, no?

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