Si fa presto a dire priorità. Al momento la mia sarebbe quella di prendere un aereo e volarmene un po’ in giro, per assorbire dagli occhi e dalle orecchie e dal naso e dal cuore il mondo. Davvero.
E ora mi trovo a fissare una lista di cose da fare che seguono uno pseudo-ordine dettato dalle priorità. L’ho letto tre volte e ancora non mi capacito. Queste non sono le mie priorità, queste sono le priorità del mondo che mi sta attorno. Le mie si riducono a una sola ed è quella che ho scritto lì sopra.
Quindi si procede come da manuale, si prende la lista e, una ad una, si spunta tutto ciò che riesco a fare appena sono riuscita a farlo. I pensieri che ci stanno dentro non sono una priorità, sono soltanto un mezzo. E anche qui ci sarebbe di che discutere: i pensieri non dovrebbero essere il focus del mio agire quotidiano? Non dovrebbero essere la materia principe del mio vivere? Temo di averli ridotti a strumenti di lavoro… mi servono per fare qualcosa. Non per Essere, ma per fare. E non ho messo la effe maiuscola apposta.
Nell’Antica Grecia sarei stata una filosofa o una schiava? Temo la seconda. Non è che mi faccia impazzire di gioia questa riflessione. Trovare un appiglio per tirarmi un po’ su il morale potrebbe essere fare una lista di pensieri che mi servono soltanto perché sono pensieri. Nient’altro. Una bella sfida…
Si pensa per pensare meglio, al di là di quello che poi si potrebbe concretizzare, no? Il pensiero ha una sua Dignità a prescindere dal suo esplicitarsi in fatti, no? Sì, credo di sì. Toccherà che ci rifletta meglio.
Lo metto nella lista: priorità assoluta.