(894) Riposo

Finché non è Eterno va bene. Eterno è un po’ troppo estremo, non mi va di pensarci ora, ma un giusto riposo tra un pezzo di vita e l’altra credo sia cosa da fare. Me lo continuo a ripetere: riposare non è un fermarsi per sempre. Poi si riparte, si riprende il ritmo, si va va va va finché non sei esaurita (magari anche un po’ prima) e poi ti ri-fermi un altro po’.

Perfetto. Non fa una grinza. Eppure quando lo faccio mi parte una saetta di senso di colpa che faccio fatica anche a raccontarlo. Una roba da non crederci.

Saranno i diecimila libri che mi stanno aspettando, le diecimiliardi di storie che voglio raccontare, i diecimilamilioni di posti che vorrei esplorare… non lo so. Mi urlano tutti quanti in coro: S-V-E-G-L-I-A-T-I!

Riposare così vien difficile no?

Una volta mi sono pure fatta una lista di tutte le cose che potrei fare mentre mi riposo… ci rendiamo conto? Non serve aggiungere altro.

Il punto è che davvero il corpo ha bisogno di riposo e anche la mente. Che quando sono in overdose mi sembra tutto più enorme e incombente di quel che è davvero. Mi sento debole e da buttare.

E allora perché non mi do pace? Neppure per un weekend?

Ecco, bella domanda. Bella bella bella domanda. Magari un giorno troverò la risposta. Posso al momento solo valutare che questo mio bisogno di rifletterci presuppone un bisogno più profondo: cambiare strategia. Anziché annientarsi di fatica (ritrovarsi col cervello obnubilato alla fine non è una gioia), sto valutando a delle opzioni diversificate, meno estreme. Meno da Eterno Riposo, ecco.

Non le ho ancora messe tutte bene in fila davanti a me per guardarmele meglio, ma arriverò a farlo e mi farò una bella ragionata e forse, dico forse, attuerò un cambiamento. Piccolo, neh, però sempre cambiamento sarà.

Augh!

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(858) Pausa

Prendersi una pausa suona sempre come una buona idea, in linea di massima lo è. Una pausa prevede un tempo di sospensione dalle attività solite per una sorta di decompressione. Via l’ansia, via lo stress, inspirare ed espirare… questo è.

La pausa sottintende una durata breve. Magari non brevissima, altrimenti come fai a dimenticarti di essere esaurito?, ma di certo non troppo lunga. Troppo quanto? Ecco, parliamone.

L’ultima pausa significativa che mi sono presa, prevedeva l’inattività da una attività che mi stava distruggendo (non scenderò in dettagli per questioni di riservatezza), sta durando ancora. Sono trascorsi 7 anni. Sì, so essere irremovibile quando prendo una decisione. No, non penso sia un pregio.

Diamo per scontato che son passati come un lampo (sto mentendo) questi meravigliosi ultimi 7 anni (sto mentendo), di certo non m’immaginavo che la sospensione durasse così tanto (non sto mentendo). Intendo dire che ho perso il controllo della situazione. La pausa si è impadronita di me e ormai non so più chi comanda. Temo di non essere io.

Questo mostro, o meglio questa mostruosa pausa, si è mangiata un bel po’ di me. Mentre avrebbe dovuto rimettermi in forma, ha devastato tutto quello che poteva e ora son cazzi. Non so più come si fa a riprendere il filo del discorso. Ho addirittura il sospetto che la pausa si sia trasformata a mia insaputa in uno stato di fissità non modificabile, cioè eterna. Da qui alla fine dei miei giorni. Spaventoso.

Certo, m’è successo altre volte di lasciarmi andare a pause lunghe, ma ammetto che per oltre la metà di esse è stato proprio un addio (per esempio: addio palestra, addio piscina, addio milonga, addio collezione di cd, addio chat). Non mi sono pentita di questi addii (a parte per la collezione di cd), ma il fatto che mi fossi ripromessa “prima o poi ricomincio” e che non sia servito a nulla la racconta lunga. Quindi la mia preoccupazione è reale: riuscirò a rischiacciare il play prima che sia troppo tardi?

E soprattutto: ne sarò ancora capace?

No, non voglio neanche pensarci.

Addio.

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