(1024) Inciampare

Possiamo inciampare su tutto e tutti. Io, per esempio, in questo sono una maestra. Scegli una cosa a caso, una cosa innocua, inutile, invisibile, io posso inciamparci. E, nove volte su dieci, farmi male.

No, no, sembra una cosa da nulla, invece è un vero talento. Appena capisco come farlo fruttare diventerò ricca e famosa. Mi basterebbe ricca, a dire il vero.

Lo faccio da sempre, inciampare su tutto intendo, e l’ho sempre dato per scontato, come fosse una cosa che appartiene all’intero Genere Umano, una delle conseguenze del vivere quotidiano che tocca chiunque, nessuno escluso. Ho scoperto, troppo tardi ovviamente, che non tutti sono così fortunati da inciampare spesso e senza pregiudizi di sorta. Ci vuole proprio un talento preciso.

Quello che ancora non mi è chiaro è come io sia sopravvissuta a questa pratica naturale fino a oggi così coriacemente e così inconsapevolmente. È addirittura più inspiegabile del talento stesso. Fatto sta che a volte sono inciampata in persone che han portato nella mia vita grosse sorprese (no, non necessariamente belle), altre in cose che mi hanno dato accesso a luoghi di conoscenza benefici e proficui (altre volte meno, ovvio), a volte sono inciampata in occasioni che sembravano opportunità, altre in opportunità che si sono rivelate solo stupide occasioni. Sono inciampata in sassi che non c’erano, gradini di mezzo centimetro, fili d’erba innocenti, buche apparse all’improvviso (queste sono ovunque, non si possono schivare tutte, ma io posso prenderle tutte).

Oggi sono inciampata su una frase che mi ha ispirato il pensiero da cui questo post è partito. Non odiatemi, è un talento naturale. Inconsapevole. Inutile. E se lo si ignora, innocuo.

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(757) Balle

Una certa pace mentale la raggiungi quando te ne fai una ragione. Se fino a un istante prima avresti preso a testate il muro pur di cambiare quella situazione, quando ti rassegni tutto cambia. Certo che rassegnarsi non è la soluzione, ma se il sentimento lo fai durare poco, quel tanto da poter shiftare in modalità me-ne-faccio-una-ragione, allora il grosso è fatto.

In soldoni si tratta proprio di prendere atto della realtà e, anziché combatterla, darla per assodata. Ora: non è che soltanto perché una cosa c’è, esiste, e ti sta schiacciando tu devi star lì a subire. No. Quella cosa che ti sta schiacciando non è lì per schiacciarti per sempre, ma da sola non se ne andrà. Se la spingi via non la sposti, se la fai saltare in aria vai in pezzi pure tu, ma se ti sposti… 

Devi soltanto spostarti. Facile? No, ma almeno non è un gesto impensabile, indicibile, impossibile! Ammettiamolo: spostarsi è alla nostra portata.

Ritorniamo ora alla pace mentale: quando sai com’è la situazione, quando sai che ti devi soltanto spostare, allora te ne fai una ragione. Non sei contento, non sei sollevato (non ancora), non sei sicuro di potercela fare, non sei incurante della fatica e del rischio, no. Sei nella condizione mentale in cui non puoi tirarti indietro perché sarebbe da idioti. Te ne fai una ragione e inizi a spostarti.

Un trick maledetto che ti fa posare tutto il resto – giustificazioni, mortificazioni, frustrazioni – e ti stabilizza in una condizione di ragionevolezza. Stop. La mente ci crede, il cuore ci crede, i nervi ci credono. Tu raccogli tutta questa consapevolezza e ti sposti. Mica dall’altra parte del mondo, basta soltanto di un centimetro.

Io di centimetro in centimetro ho percorso milioni di chilometri. Sembra incredibile, ma li ho contati tutti, uno a uno. Quindi se mi venite a dire che spostarsi è impossibile, vi posso tranquillamente rispondere – facendo ricorso a tutta la pace mentale di cui sono capace: balle.

 

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