Il troppo stordisce. Oggi sento il troppo che mi scappa da tutte le parti e a stargli dietro mi gira la testa. Non è una cosa solida, è una percezione.
Cioè in che senso? (cit. Carlo Verdone)
Non lo so. Le percezioni non è che le puoi descrivere per intero, le puoi abbozzare. Tutt’al più le puoi nominare e poi scappare via.
Quindi anche oggi sto parlando di aria fritta. Mi capita spesso. Mi racconto che sotto tutto c’è comunque della sostanza, ma è un modo per perseverare nel mio intento malato più che reale convinzione. State tranquilli, basta non darmi corda e mi spengo.
Ritorno al troppo per una sorta di coerenza, scusate se insisto. Il ragionamento parte da un presupposto: con poco t’ingegni, con troppo ti blocchi. Mi spiego meglio: se hai un’idea, per poco che sia puoi nutrirla e farla crescere e magari riesci a concretizzarla. Se ne hai troppe ti perdi nella selva oscura e son cavoli.
Se hai pochi amici sai dove andare quando hai bisogno di loro, se ne hai troppi è molto probabile che nessuno di loro sia la persona di cui aver bisogno e potresti trovarti a parlare intimamente con uno sconosciuto alla fermata del bus. Tanto per fare un esempio.
Se hai pochi soldi devi farci conto e scegli con cura le cose che puoi fare e quelle che non puoi fare. Se ne hai troppi non ci pensi, vai a zonzo per il mondo riempiendoti di tutto quello che puoi o soltanto di cocaina (che poi vedi, i pensieri con il troppo si riducono a un nulla).
Mi rendo conto di aver stretto un po’ troppo il campo da gioco, ma esasperare i concetti è una cosa che mi diverte molto. Si apre qui una lunga disquisizione, tra me e me, su quanto quel poco e quel troppo abbia giocato nella mia storia personale. Una parte di me guarda il poco e l’altra guarda il troppo. Non è che si diano torto a vicenda, stanno solo facendo i conteggi per capire quanto l’uno e quanto l’altro abbiano pesato sul mio bilancio.
Mentre loro lavorano io me ne vado a letto. Perché ho davvero troppo sonno.
‘Notte.