Mi fissa dal pannello appeso al muro, proprio di fronte alla scrivania. Uno sguardo morbido, perché così sono i suoi occhi, e interrogatorio. O forse sono io che lo voglio leggere in questo modo. Lo prendo come un monito al non farmi prendere dalla mollezza, quel adesso-non-mi-va che qualcuno definisce procrastinare. La giraffa invece mi ripete: no time is better than now!

Ho stampato questa foto qualche tempo fa (penso che è lì da un paio d’anni), non le ho dato mai un nome proprio e di questo me ne pento. Giraffa mi sembrava abbastanza, ho mancato di sensibilità. Lo dico perché ci scambiamo sguardi significativi più volte al giorno e questa intimità varrebbe pur la pena di un battesimo ufficiale, ma temo sia troppo tardi. Dopotutto, Giraffa, è un modo rispettoso di rivolgermi a lei (credo sia una lei), quindi va bene così. Le devo molto non perché io abbia smesso di procrastinare (non scherziamo) ma perché grazie a lei ho riflettuto su una questione che mi sta a cuore, ovvero: dove posare lo sguardo.

Mi dilungherò ora sulla descrizione di com’è fatta una giraffa (alla pieroangela) perché mi sembra di primaria importanza conoscere un po’ meglio questo incredibile animale e inserirò le mie riflessioni di volta in volta (tanto per essere onesta, ho voluto dirti quello che ti aspetta).

Giraffa come opera d’arte

Viene definita un capolavoro di ingegneria per la capacità di gestire la pressione all’interno dei vasi sanguigni, grazie al collo e alle zampe estremamente allungate.

Imparare a gestire la pressione interna è proprio importante, dovremmo imparare da lei. Il suo aspetto placido non è dovuto all’indolenza, ma al perfetto autocontrollo degli sbalinamenti della pressione interna. Quante volte al giorno avremmo bisogno di collo e zampe lunghissime per tenere a bada la furia del nostro sangue?

I grandi occhi posti ai lati della testa le consentono una visione a tutto campo da grande altezza (4-6 metri) e vede a colori.

A noi va peggio perché dobbiamo ruotare la testa, ma (santiddio!) almeno possiamo ruotarla quindi vale la pena ricordarci di farlo. Se siamo troppo in basso, troviamo il modo di metterci in una posizione più alta (da bambini lo facevamo di salire sugli alberi, no? Era una buona idea, cavoli!) perché se guardiamo rasoterra non avremo mai la percezione della mappa intera. Ci serve guardare la mappa dall’alto per trovare la via giusta.

Ha udito e olfatto ben sviluppati e può chiudere le narici (per proteggersi dalle tempeste di sabbia e dalle formiche).

Noi il naso non lo possiamo chiudere senza l’aiuto delle mani. Questo è un problema. Teniamo presente che il naso ci serve, che quando lo vorremmo tappare è perché il posto dove stiamo puzza. L’olezzo non ci fa stare bene, fare finta di niente è fuori questione, quindi…

Ognuna di loro ha un mantello disegnato totalmente su misura (come le nostre impronte digitali) e l’aiuta nel camuffarsi meglio con il chiaro/scuro della savana alberata, ma quelle adulte si sanno difendere bene (tirano calci di portata notevole) e non mancano di coraggio.

Probabilmente si riconoscono tra di loro proprio per il loro manto. Che è un valore aggiunto. Questa diversità è un valore aggiunto. Il fatto che per non attirare l’attenzione dei predatori possano camuffarsi è un’astuzia che noi umani sottovalutiamo troppo. Mi domando il perché. Vogliamo essere sempre visibili e riconoscibili pretendendo che i predatori ci ignorino. Le giraffe non si scordano mai della presenza dei predatori, neppure quando sono sovrappensiero.

Ha pelle spessa e scura e nel pelo sono presenti oltre 11 composti aromatici che le servono per tenere lontano i parassiti.

I parassiti dovrebbero essere tenuti lontano. I parassiti non dovrebbero trovarci accoglienti o accomodanti. Le giraffe non hanno sensi di colpa nei confronti dei parassiti. Le giraffe sono sagge.

Va al passo o al galoppo (può mantenere una velocità di 50 km/h per un po’ e fare brevi sprint a 60 km/h).

Si può correre per un tempo limitato, quando è necessario o quando ci diverte farlo. Ma correre sempre non è che ti porta necessariamente dove vuoi. Basta camminare, godendoti il paesaggio. Le giraffe lo sanno.

Guardano tutto dall’alto, mangiano quello che nessun altro potrebbe mangiare (perché gli altri stanno in basso) ma si inchinano quando devono bere dal terreno.

Nutrirsi è cosa seria, scegliere ciò che va bene per noi è fondamentale. Sono molto attente, infatti, a quello che mangiano (che stia il alto o in basso). Inoltre, poter vedere il tutto attorno a noi non significa guardare dall’alto in basso gli altri. Non sei superiore, sei diverso. La giraffa lo sa perché se vuole bere (e quindi sopravvivere) deve chinarsi e raggiungere gli altri. Riposa sdraiata o seduta, la sua testa non è sempre tra le nuvole.

Conclusione

Oggi non ho voglia di scrivere cosa penso di tutto quello che stiamo combinando come Esseri Umani qui sulla terra. Mi appello al mio diritto di procrastinare.

Oggi ho voluto scrivere di lei e mentre scrivevo capivo sempre meglio perché questo animale incredibile rischia di estinguersi. Decisamente troppo per noi, non arriveremo mai alla sua altezza.

Mentre la guardo, però, mi sento meglio. Sento che se ha resistito fino a oggi è perché ha ancora voglia di essere per noi una guida. Che prima o poi verrà ascoltata.

Spero che non perda fiducia nel genere umano, nel frattempo. Spero che sapremo meritarcela una Maestra così al più presto possibile.

Quindi GRAZIE alla Giraffe Conservation Foundation che si prende cura di lei per tutti noi.

Se si volesse contribuire, un bel regalo per Natale potrebbe essere adottare una giraffa… vero?  

(link: https://adopt.giraffeconservation.org/ adotta una giraffa/)

E, mi raccomando, quando non sai cosa essere: sii una giraffa.

 

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