In questo momento, mentre scrivo, le Olimpiadi di Parigi 2024 sono iniziate e la Francia è sotto gli occhi di tutti. In contemporanea, però, il colpo di scena che ha visto Biden ritirarsi per lasciare spazio a Kamala Harris (alleluja!!!) è un argomento piuttosto forte, quasi più forte delle guerre che non si sono ancora placate (lo faranno mai?).
In poche parole, i popoli si stanno misurando non solo a livello sportivo ma anche sul piano politico/economico.
Ci sono e ci saranno vincitori e vinti, vivi e morti. Letteralmente.
Il pianeta surriscaldato ci fa lessare a fuoco vivace, anche solo pensare costa fatica. Cosa ci guardiamo? Alberto Angela o Temptation Island?
Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere.
Tra risate amare e pianti nascosti abbiamo un mondo che ci strizza come mocivileda e affrontiamo tutto come se non avessimo alcun potere, come se i popoli non fossero persone più che nazioni. Cantiamo inni che non capiamo e che ci dicono servano per essere una cosa sola. Una sola e incasinata cosa.
Qui sotto la mappa degli inni nazionali europei, la prima parola di ogni lirica… ogni popolo milioni di persone che cantano le stesse parole che non conoscono più (le hanno mai sapute?).
Riflessioni che lasciano il tempo che trovano, si dice così vero?
In questo lunedì, comunque, sospendo sorrisi e lacrime perché c’è bisogno di sospendere il mondo (quello fuori e quello dentro) almeno ogni tanto.
Un bel respiro, dai. Che duri il più a lungo possibile.
E poi si riparte.
On the turning away…
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