Ci sono azioni che, decisamente, lasciano perplessi. Per buongusto e per opportunità. Questa del Moldy Whooper di Burger King mi ha lasciato addosso un disagio che te lo raccomando. Ovvio, ha colto il centro, ma non mi ha invogliato ad avvicinarmi al panino protagonista dell’ADV, anzi. Quindi mi domando: è stata una trovata efficace? Sono la sola a sentire questo disgusto crescere dentro di me quando guardo questa immagine?

Era proprio necessario?

Non penso di essere una che si tira indietro quando dovrebbe fare un passo in avanti, le idee creative sono sempre le benvenute per quel che mi riguarda, ma mi sto domandando da giorni che fine abbia fatto il buongusto in tutto questo nostro creare-creare-creare (detto alla “Non ci resta che piangere”).

Non vi sto a raccontare la storia che c’è dietro (la potete leggere benissimo su TouchPoint), perché è anche interessante e di un certo appeal, chi lo può negare? Sto solo cercando di capire perché anche seguendo la logica di comunicazione alla base della presente campagna, questa trovata con me faccia cilecca. E credo che l’unica risposta autentica sia: il disgusto.

Una parte del genere umano ci va a nozze con il disgusto, ne fa una bandiera, un valore. Va bene. Ma tutti gli altri?

L’asserzione positiva del “non usiamo additivi e conservanti” si va a sbriciolare davanti all’immagine a cui si sposa (questa qui sotto):

Chi non è d’accordo alzi la mano.

Ora, vediamo come la parola buongusto si faccia presente in un contesto come questo. Proviamoci almeno.

buongusto (o bongusto; più com. buòn gusto) s. m. – Attitudine dello spirito o dei sensi a gustare e apprezzare le cose belle o buone o comunque raffinate: avere, mostrare b.; casa arredata con molto buon gusto.

(Vocabolario Treccani)

Avete notato il gap?

E-N-O-R-M-E

imbarazzante

fastidioso

pruriginoso

nauseante

troppo

decisamente troppo

non siete d’accordo?

 

Facciamo un passo oltre. Andiamoci a guardare il video:

Tutto un altro effetto? Insomma, all’inizio sì.

Il pezzo musicale è strepitoso, la vista del Whooper è strepitosa, la scelta dell’immagine dai colori vivaci e invitanti sullo sfondo nero è strepitosa.

Ma poi arriva la muffa. E la muffa è muffa. Non si scappa. La muffa fa schifo. Non c’è verso.

Questo schifo ti rimane addosso. Non puoi fartelo scivolare via.

Ditemi che non lo sento soltanto io il ribrezzo per questa muffa che si divora il Whooper che vorrei addentare. Per favore!

Mi rendo conto che lo sforzo creativo del collettivo che ci ha messo mano non è da poco. Però… continuo a pensare che fare un passo indietro e appellarsi alla sana regola del buongusto non sarebbe mica osare troppo. Sarebbe una scelta coraggiosa. In certi casi salvifica.

Ok, stasera tutti al Burger King?

Eh. Magari una pizza è meglio.

Vero?

Godiamoci il pezzo originale, eccovi Ms Dinah Washington in “What a difference a day makes” (1959):

 

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