Qualche settimana fa ho letto un articolo molto interessante riguardo a un, ancora da ufficilizzare, ulteriore gusto, sesto gusto, che è quello del cloruro di ammonio che viene riconosciuto da un ricettore specifico che animali e umani hanno. Il sapore è piccante, un piccante diverso dal piccante che ci immaginiamo (pepe, peperoncino, zenzero, rafano ecc.) e per questo si va ad aggiungere alla lista dei gusti di cui già sappiamo (salato, dolce, amaro, acido, umami). Se volete leggere un articolo gustoso, a me è piaciuto questo di GeoPop.

Quello che mi fa impazzire della lingua italiana è che dentro a una parola come “gusto” ci possono stare mille modi diversi di utilizzarla, a seconda del contesto.

gusto s. m. [lat. gustus -us]. – 1. (fisiol.) a. [senso esercitato attraverso gli organi gustativi: g. delicato; cibo gradito al g.] ≈ Ⓖ palato. b. [sensazione avvertita col senso del gusto: caramelle al g. di lampone] ≈ aroma, sapore. 2. (estens.) [sensazione che si prova assaporando cose buone: mangiare con g.] ≈ appetito. ⇑ piacere.  3. (fig.) a. [sentimento di intimo appagamento: che g. ci provi a stuzzicarlo?; non c’è g. a guardare gli altri che si divertono] ≈ diletto, gioia, godimento, piacere, soddisfazione. ▲ Locuz. prep.: di gusto [con viva soddisfazione: ridere di g.] ≈ di cuore. b. [improvviso impulso a fare o avere qualcosa: levarsi il g. di qualcosa] ≈ capriccio, desiderio, (fam.) sfizio, (fam.) ticchio, voglia. c. [spec. al plur., modo personale e soggettivo di giudicare e apprezzare le cose: ognuno ha i suoi g.] ≈ inclinazione, preferenza, propensione, simpatia. d. [capacità di intendere, riconoscere e apprezzare il bello: g. estetico; avere g. per l’arte] ≈ sensibilità, senso. e. [modi eleganti e ricercati: vestire con g.] ≈ buon gusto, charme, classe, distinzione, eleganza, finezza, raffinatezza, ricercatezza, stile.  ▲ Locuz. prep.: di cattivo gusto 1. [che ha o rivela mancanza di gusto] ≈ grossolano, kitsch, rozzo, volgare. ↔ di (buon) gusto. 2. [di scherzo e sim., che scade nella volgarità] ≈ pesante, volgare; di (buon) gusto [che ha o rivela buon gusto: persona di g.; abitazione di g.] ≈ chic, di classe, distinto, elegante, fine, raffinato, ricercato, signorile. ↑ sofisticato.  f. [insieme delle preferenze e tendenze proprio della cultura di un periodo e sim.: g. barocco, decadente] ≈ maniera, modo, stile.

Non è che voglio fare l’esperta, sono decine i testi scritti in merito al gusto che sanno farti viaggiare in mondi meravigliosi e bisognerebbe leggerli tutti, voglio soltanto agganciarmi al gusto per fare un passo a lato, ovvero: che gusto c’è dentro alle persone o alle situazioni o alle parole che incontriamo?

Perché lo sentiamo in bocca, vero? I nostri sensi ci danno immediatamente un feedback preciso di quello che c’è attorno a noi e quel sapore ci resta in bocca.

“Restare con l’amaro in bocca” non è soltanto un modo di dire, giusto?

La dolcezza di certi momenti, di certe persone.

L’asprezza di certi commenti, di certi giudizi.

La sapidità di certe notti di lacrime, di certi ricordi pungenti.

L’amarezza di quelle verità che non vorresti sapere, dei tradimenti che avresti voluto evitare.

 

 

E possiamo fare liste interessanti di sapori che ci hanno determinato azioni e pensieri e alcuni di questi ci hanno rovinato giornate, settimane, mesi e anche anni. Alzi la mano chi non lo ha mai provato…

Dobbiamo farci più caso, metterci più cura. Non siamo impermeabili al mondo, lo assorbiamo incessantemente e se non facciamo attenzione diventiamo troppo amari, troppo dolci, troppo salati, troppo acidi, troppo umami… troppo.

Il troppo ci fa male.

E capiamola una volta per tutte!

😉

 

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