Alcune linee guida, un punto o una virgola che puoi spostare “a sentimento”, immagini che arricchisci, che esasperi o attenui, seguendo il tuo senso e la tua logica. La tua capacità, il tuo talento, la tua dedizione: tutto parla di te nell’interpretazione che dai delle cose, delle persone, della vita.
E non c’è giusto e sbagliato. C’è un risultato, però. C’è una conseguenza. C’è un pubblico oppure non c’è (e anche questo è conseguenza e risultato).
Qualsiasi sia la tua interpretazione del contesto e dell’essenziale, della meraviglia e del superfluo, del veritiero e del drammatico, e soprattutto quello che ne vuoi fare e quel che ne fai, l’insieme del tutto crea la tua realtà. La musica cambia, in sintonia o in contrasto.
E se raccogli una storia per farla tua, devi sistemarti da qualche parte. Per forza. Devi decidere quanto spazio dare alla tua interpretazione. Devi decidere se sia lei la protagonista o tu. L’acrobazia di farti sostegno e tensione all’interno della tua stessa interpretazione, se è intenzione e quando riesce, trasforma il buono in sublime, il bello in splendore, il giusto in indimenticabile.
Il rispetto della forma e della sostanza, a qualsiasi costo, fa da base. Eccedere in dettagli e decorazioni è il pericolo, il rischio che decidi di correre augurandoti di esserne all’altezza.
La differenza tra espansione e invasione si nasconde nella cura e nell’attenzione del maneggiare materia sensibile, materia umana. Umilmente ci si mette al servizio.
Un osare che può essere frainteso con l’arroganza, ma quando riesce è soltanto Arte che Vive.
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