Demonizzare i social networks è la moda del momento. Cavalchiamola allora. Cerchiamo di capire quanto potere abbiamo dato a questi mostri dalle troppe teste che ci stanno dilaniando l’anima e il cervello.

Mi sono aperta il mio profilo Facebook nell’aprile del 2007 ed ero piuttosto infastidita dai limiti imposti (rispetto a Netlog dove avevo un blog e dove potevo scrivere davvero) e dalla velocità e superficialità di questa modalità di comunicazione. Ho semplicemente cercato il mio modo per sfruttare al massimo questo “animale” frequentato da sconosciuti che – forse – erano disorientati quanto me.

Il nocciolo della questione era: condividere. Fedele a questo impegno ho iniziato a contattare chi reputavo più in linea con la mia indole: per gusti, interessi, passioni e umorismo. Idem per le pagine che con il tempo ho iniziato a seguire.

Ho avuto periodi di divertimento e notevole attività, altri di scazzo, altri in cui ero decisa a chiudere tutto, ma non l’ho mai fatto.

Quello che in questi giorni mi è risultato evidente è che – negli anni – il mio modo di usare questo social è maturato, i tempi sono cambiati e ormai è un social vecchio (per vecchi, dicono quelli della gen Z che preferiscono TikTok).

Ho valutato perché ancora lo pratico (che è un motivo simile a quello per cui mi vivo Instagram, a dirla tutta) e che senso ha per me esserci, e ho pensato di condividerlo qui in pochi punti.

Curiosità

Ci sono pagine che parlano di viaggi, di pezzi di mondo e di storia delle civiltà che mi catturano e mi sorprendono. Apprezzo molto questo tipo di condivisione.

  1.  Kazakhistan, Tiramisu Rocks Aktau
  2. Contact (installazione al Museo d’arte Mori, Triennale Roppongi Crossing del collettivo artistico giapponese Mé)
  3. Vladimir Rodionov (fotografosovietico)

Riflessioni

Ogni tanto nel mio feed ci sono dei post che mi bloccano su un concetto, un’immagine, un dettaglio. Sono fonte di ispirazione e mi aprono delle piccole finestre da cui entra un vento rigenerante. Sono le condivisioni che preferisco.

Risate

A me piace molto ridere, la risata è la mia fonte di salvezza. So che se riesco a farmi una risata nel momento in cui il buio mi inghiotte, allora quel buio è vinto. Mi capita spesso di farmi una bella risata grazie ad alcuni post che vanno a colpire lì dove non me lo aspetto. Alcuni di questi content creator meriterebbero riconoscimenti consistenti.

Pausa

Quando trovo un video di un’esibizione artistica (fotografia, musica, cinema ecc.) o sportiva (quegli sport che sono proprio belli da vedere tipo ginnastica artistica, pattinaggio, pallavolo ecc.), mi concedo una pausa. Sono momenti di stacco totale dalla realtà che mi aiutano a non pensare. Osservo, ascolto, sento… non penso. Questo mi aiuta a ricaricare le batterie e rimettermi poi al lavoro.

  1.  “Ero il fotografo del tour dei Led Zeppelin, la colomba si è posata sulla mano di Robert. Nessun altro avrebbe potuto farcela senza essere pretenzioso.”  Neil Preston
  2. David Bowie
  3. Azar Nafisi  (scrittrice e anglista iraniana)

Questo mio modo di utilizzare i social è probabilmente legato al fatto che sono una appartenente alla Generazione X e che sta lì in mezzo tra il passato-non-tecnologico e il presente-piuttosto-tecnologico, il che significa che ho imparato piano piano che cos’è un social, non ci sono nata dentro.

Eppure, in questo modo, questo animale famelico (si ingoia chili di tempo e di attenzione, lo so) mi dà in cambio quel qualcosa che cerco. I miei interessi, le mie passioni, la mia dimensione umana mi ha fatto scegliere quello che più risuonava con me e il mio feed è quello che mi sono costruita negli anni ed è esattamente quello che voglio io.

Quindi il segreto sta nella scelta. 

Blocca quello che non vuoi vedere, ripulisci dall’immondizia i contenuti anziché subirli. Cerca quello che può esserti utile e ignora il resto. Usa il social e fatti usare il meno possibile.

Siamo noi gli artefici di quello di cui ci nutriamo, prendiamoci le nostre responsabilità.

Buon lunedì!

 

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