Il mio modo di prendere appunti è sempre stato piuttosto bizzarro, a detta di tutti non per me. Non ci facevo caso, ma c’erano delle volte che ruotavo il quaderno in senso orario mentre continuavo a scrivere perché a forza di frecce e simboli sarei finita oltre… ruotando il foglio non c’era alcun problema.

Una volta, durante una sua lezione, Baricco si è addirittura alzato per venire a vedere cosa diavolo stessi facendo. Pesava stessi giocando. Fu sconvolto dallo scoprire che stavo appuntando tutto quello che, mentre lui parlava, mi stava facendo salire in superficie. Cose che mi sarei sicuramente persa solo un istante dopo, perché la mia mente va veloce e la mia memoria non le sta dietro.

Prendere appunti è una cosa che mi ha sempre aiutata a catturare quei micro insight che sono come lucciole nella notte, possono spegnersi subito e poi non le trovi più.

Ecco perché ogni volta che faccio lezione chiedo gentilmente di prendere appunti, perché non tutto quello che dico è presente in scaletta… spesso escono cose piuttosto interessanti, a mia stessa insaputa. Raramente il mio consiglio viene preso per buono. Peccato.

Mi sono domandata spesso perché all’università ci si passa gli appunti, mi è sempre sembrata una follia: come posso entrare nella testa di un altro e comprendere quello che c’è sotto ogni frase?

Davo per scontato che tutti prendessero nota delle cose come me, per fortuna non è così, le persone sanno fare di meglio. Sanno essere ordinate e schematiche, buon per loro. Però, attenersi a quello che ascolti, senza prestare attenzione a quello che quelle parole, quei concetti, quelle scoperte ti suscitano di primo acchito è come decidere di mantenersi impermeabili. Questa cosa non riesco a mettermela via, mi sembra un buttare nel cestino un’opportunità d’oro.

Certo, meglio prendere ordinati e schematici appunti piuttosto che niente. Pensare che la nostra mente debba ricordarsi tutto, sul breve o lungo periodo che sia, mi sembra quantomai fantascientico. Impossibile.

Quindi il mio consiglio rimane lo stesso: non abbiate paura delle parole che scrivete, delle note che lasciate di qua e di là e che forse non rileggerete mai più. Non sono fatte per essere rilette, ma solo per essere fissate nella nostra memoria, per essere impresse e visualizzate così da ricordarle meglio.

Oggi una nonna mi ha detto: “Ma sai che avevi ragione? Quando mi viene un’idea, se prendo una nota veloce poi mi sento più sollevata?”.

E se lo dice una nonna, allora vuol dire che è vero. Non si discute.

Buon lunedì!

[una bella scossa ai nervi, con questo pezzo strappacuore, mi è sembrato doveroso]

😉

 

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