“Quando racconti di te, raccontati al passato. Come fossi un personaggio che non sa cosa lo aspetta.”

Questo è stato il primo dei tre migliori consigli ricevuti quando ne avevo bisogno, quando stavo cercando di capire cosa farmene di me e della mia scrittura. 

Il secondo riguardava il “godersi ogni giorno” di quei due anni fuori dal mondo reale e dentro al mio sogno.

Il terzo e ultimo è stato: “vivi più che puoi”.

La Holden è questo per me, un concentrato densissimo di motivi per crescere e diventare migliore. Dare il meglio per vedere cosa c’è da tenere e cosa da buttare.

Il fatto che fossi lì era già sogno realizzato. Il resto è stato scoperta, impegno, sorpresa, divertimento e volo. Volo libero e senza rete.

Dopo due anni, allontanarsi da quel sogno è stato come immergersi in una vasca di ghiaccio: intorpidimento totale dei sensi. Bisognava ritornare alla realtà.

La realtà ha colpito dove poteva, con forza discreta, e io ho continuato a raccontarmi a distanza come fossi un personaggio. Così funzionava, nulla andava perso. Tutto serviva nell’economia narrativa di cui avevo deciso di essere protagonista.

In questi giorni ho ricordato tanto di quello che avevo messo da parte, perché crescere significa anche – in un certo senso – saper dimenticare. 

A ogni ricordo mi sono fatta più attenta. Ti rendi conto di quello che hai vissuto? (mi sono chiesta). Come si fa a raccontare una storia così? Pazzesco. Davvero pazzesco.

Sto scrivendo questo perché la mia gratitudine deve prendere una qualche forma, oggi. La gratitudine silenziosa – ad un certo punto – ha bisogno di spazio perché tutta dentro al petto non ci può stare. 

La Holden compie gli anni, noi che l’abbiamo vissuta quando era ancora una ragazzina non ci possiamo credere di essere ormai diventati vecchi. C’è malinconia per quello che eravamo e quello che potevamo diventare, oppure soltanto perché quei sogni non abbiamo più la forza di sognarli. Troppo tardi.

La vita è quella cosa che se ne fotte della tua strategia, ha piani suoi che non necessariamente tengono conto di te e dei tuoi desideri. Va così, amen.

La questione di quel che eravamo quando tutto sembrava possibile rimane l’origine della maledetta malinconia che accompagna le cose belle che ormai non ci sono più. Le cose belle ci sono state eccome, ricordarle può aiutarci quando pensiamo di essere diventati “altro” e magari “peggiore” rispetto alle nostre aspettative giovanili.

Siamo solo pesanti di esperienza e delusioni, bisogna mettersela via ad una certa, e va bene così. Quei due anni di Holden mi hanno cambiato i pensieri e mi hanno permesso di costruirmi questa strada, cos’altro potevo volere di più?

Buon compleanno, Holden. A te, a noi, a me.

 

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