La connessione con l’ambiente ci permette, in natura, di sopravvivere. Dimenticarsene quando si progetta una comunicazione per un brand è pericoloso. Ci sono molti esempi sui Social Network, messaggi autopromozionali che risultano addirittura offensivi per come sembrano non essere stati minimamente toccati da questo “trauma” epocale che ha travolto tutto e tutti ovunque.
Comunicare significa avere qualcosa da dire. Una presenza silente non è mica una soluzione da buttare se non sappiamo tirar fuori un’idea appropriata per renderci visibili. Essere visibili per forza crea danno.
Cavalcare l’onda emotiva creata da chi è arrivato prima di noi non fa che suscitare disagio in chi riceve il messaggio. Rigirare sugli stessi concetti già espressi (per altro espressi bene) da chi è stato più veloce di noi e anche più bravo, non fa bene al Brand.
Quando ci si definisce Creativi ci si prende una grossa responsabilità. Si dichiara al mondo che si è in grado di Creare. Reggere sul lungo periodo diventa una questione di vita o di morte.
Sfornare idee come se lavorassimo in catena di montaggio non ci fa bene, ci fa annaspare. Ci fa aggrappare a qualsiasi diavolo di idea ci passi per la testa convinti che sia buona. Il più delle volte non lo è. La prima idea rararmente è buona. Molto probabilmente è una reminiscenza di qualcosa che abbiamo già sentito, già visto, già digerito. Non c’è cattiveria in questo, il nostro cervello assorbe continuamente messaggi ed evocazioni, nostro malgrado, e essere originali è una faccenda complessa.
I Creativi sanno cavarsela, usano il pensiero trasversale e più esperienza sul campo si sono fatti e più riescono a cavarsela bene. Eppure, in quanto Esseri Umani tendono a sopravvalutare le proprie capacità, tendono a esaltarsi alla luce delle proprie illuminazioni, tendono ad esagerare e a spingere all’inverosimile sul proprio ego.
Una lunga premessa, anche antipatica lo ammetto, per arrivare al dunque. Ho trovato questo articolo su The Drum che mi è sembrato interessante, soprattutto per questa affermazione di Petr Statsny (country manager di Adidas Singapore):
Adesso, più che mai, dobbiamo essere creativi riguardo al modo in cui ci prendiamo cura gli uni degli altri e Adidas è qui per fare proprio questo.
Continuo a pensarla così: un concetto chiaro, un preciso intento, un impegno diretto, una presa di posizione coraggiosa e la velocità nel realizzare l’idea rendendola al meglio. Un’acrobazia che parte da questi presupposti è vincente. Sul breve, medio e lungo periodo.
No, non sto dicendo che Adidas ha grandi valori e li mette in campo (chi lo sa se è autentico il messaggio oppure no?), ma che ha trovato un modo per focalizzare la nostra attenzione dove più siamo sensibili in questo momento. Il cinismo è una caratteristica del marketing, non dimentichiamocelo mai.
Detto questo, avere un certo stile ti salva la faccia.
In ogni caso, da ciò che si può evincere da questo articolo di Inside Marketing sui Brand più Resilienti in questi tempi Adidas non se la passa male:
Nient’altro da aggiungere per ora.
Grazie a tutti per l’attenzione e (sopratutto) abbiate cura di voi.
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