(553) Calimero

Col detersivo giusto, Calimero tornava bianco e ritornava dalla sua mamma. Ricorda qualcosa vero?

Una vocina irritante, un atteggiamento irritante, un personaggino irritante che ha segnato l’infanzia di chi è nato negli anni ’70. Irritante pure questo, no?

Stavo pensando che spesso ci fanno passare per cose di valore cose che non lo sono affatto. A noi suona storto, ma ci ripetono che ci stiamo sbagliando, che quello che pensiamo, quello che sentiamo, non va bene.

Non va bene. Qualcuno ti dice che non va bene e a te dovrebbe bastare, dovresti smettere di pensare e di sentire come pensi e come ti senti perché qualcuno ti dice che non va bene. Ormai quello che va bene e quello che non va bene ha contorni talmente stemperati che sembrano non esistere più. E anche la questione di chi ti dice che non va bene si è complicata. Ti dicono che non va bene e poi scopri che sono loro che non vanno bene. E cosa fai se hai messo il cervello in naftalina? Cosa fai se ti sei lasciato convincere che non andava bene e hai smesso di pensare, hai smesso di sentire?

Disastro. Chi ti tirerà fuori dal pozzo? Ci hai mai pensato? Dovresti, dovresti. Perché non serve a nulla stare lì a inveire contro tutto quello che non va bene, non serve a te, non serve agli altri. Bisogna trovare un altro modo. Se vuoi, però, fare come Calimero, allora tira fuori la vocina e di’ come lui:

«È un’ingiustizia però!»

Ti senti meglio? No, vero? Ok, cominci a capire. Questo va bene, fidati, questo va molto bene. Inizia il vero lavoro, ora. Tieniti pronto, sarà come entrare in un frullatore, ma pensare va bene. Sentire va bene. E lo sai anche tu.

Daje.

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