(1034) Vendere

Mi sono sempre sentita ripetere che non mi so vendere. L’ho sempre ritenuto un gran complimento, come se quel verbo avesse un brutto significato. Ora la vita mi impone di trovare modi creativi ed efficaci per aiutare qualcun altro a vendersi (vendere il proprio brand e i propri servizi/prodotti). Faccio ancora fatica a usare quel verbo, lo sostituisco con “veicolare”, “comunicare”, “offrire”… è ovvio che lì sotto c’è un problema e che io faccio bellamente finta di niente da tempo immemore.

Vendi qualcosa che hai in cambio di denaro. Se non ricevessi denaro sarebbe un dono, se ricevessi un altro bene o servizio sarebbe un baratto, ma se ricevi denaro tu stai vendendo. Vendere. Vendere. Vendere. Vendere.

Se qualcuno acquista (quindi ti dà del denaro) il bene che stai vendendo significa che lo vuole. Non gli stai estorcendo dei soldi, gli stai dando qualcosa che si suppone essere di valore, il valore che il denaro che riceverai impone. Nessuna forzatura: tu vendi, qualcuno acquista e il denaro passa da un proprietario all’altro. Stop. Tutto molto semplice.

Ora, mi chiedo, che diavolo combina la mia mente quando associa il verbo vendere a un concetto leggermente diverso tipo veicolare (quindi fare passaparola)? Perché schifa quella via dritta e schietta, perché preferisce percorrere un sentiero sterrato che in tanti fan fatica a vedere? Ecco, non lo so.

Vendere porta un profitto. Che è sacrosanto, giusto? Il profitto che uno ricava dalla vendita di un suo bene, o di un servizio, è un modo più che onorevole di vivere… 

Razionalmente ci sono. Ora devo fare i conti con la follia che vive in me. 

Auguri.

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