(921) Arabesque

Una certa grazia è d’obbligo. Le persone che bypassano questa delicatezza di pensiero mi lasciano sempre perplessa. Dai per scontato che l’educazione sia un optional curioso da poter sistemare alla fine della lista-priorità nei rapporti umani e ti arroghi il diritto di entrare a gamba tesa nello spazio del tuo prossimo come se niente fosse. 

Mi succede spesso di tirare il freno a mano prima di approcciarmi con un altro Essere Vivente, penso sempre se non esista un modo migliore di quello che sto dando per scontato per interagire con il mondo. 

Non è detto che le mie urgenze siano le urgenze degli altri, che siano prese in considerazione immediatamente e che siano condivisibili. Non è detto. Quindi pensarci mi fa bene. Mi fa riposizionare la mia urgenza in una prospettiva più lucida, mi fa controllare il mio movimento nello spazio e nei tempi (quelli che entrano in gioco, tutti) e mi fa prendere un respiro. 

Il controllo fa tanto. L’arabesque è questo.

La questione dei tempi giusti è in ogni ambito una grande risorsa. Anticiparli ti fa bruciare l’occasione, ritardarli ti fa mangiare le mani perché ormai non c’è più spazio per te. A valutare bene le cose della vita, sbagliare i tempi è la prassi e le conseguenze si spandono volentieri in ogni dove e la tua esistenza va a rotoli. 

Con questa visione ottimistica del mai-una-gioia-pensiero non si va lontano, ma anche far finta di nulla quando invece ci sono delle Leggi Universali che concorrono alla realizzazione dei tuoi desideri, o si oppongono alla tua volontà, strategicamente non è molto intelligente.

E l’arabesque, strategicamente, non sbaglia un colpo. Davvero.

 

 

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(627) Multitasking

Va bene, lo so fare. Ho dimostrato al mondo e a me stessa che lo so fare, so essere anch’io multitasking. So seguire tre progetti in contemporanea, so ascoltare qualcuno che mi parla (capendo quello che sta dicendo) e nel contempo scrivere un’email importante senza fare errori, rispondere al telefono, prendere appunti, farmi mentalmente la lista della spesa e calcolare quanto mi rimarrà dello stipendio del mese dopo aver pagato tutte le tasse. Sorprendente? No, normale amministrazione. So fare acrobazie che manco al Cirque du Soleil avete visto. E allora?

Allora alla fine della giornata ho un mal di testa epocale, non ricordo più neppure come mi chiamo e odio tutto il mondo – isole comprese. Un bel risultato no?

Non è umano, il multitasking non è umano: non puoi fare tutto bene se fai tutto contemporaneamente, è provato dalla scienza. Anzi, dalle neuroscienze. La vogliamo smettere o no di fare i fenomeni e recuperiamo il rispetto per  noi stessi e per il nostro povero cervello prima che questo ci dia un calcio in culo per abbandonarci alla demenza senile? Sì o no?

Ho deciso che sì. Sì, Sì, Sì, Sì, Sììììììììì!!!!

D’ora in poi se faccio una cosa voglio concentrarmi solo su quella. Non voglio essere interrotta da nessuno, non voglio che mi si diano altre incombenze, non voglio sentir parlare di urgenze, di scadenze scadute e di cose importanti all’ultimo secondo. Voglio riprendermi la mia sacrosanta scaletta del giorno e fare la spunta di ogni voce con criterio rigoroso: dalla prima all’ultima per ordine di urgenza. Sarà lei, e solo lei, il mio dio per i prossimi mesi. Nessun altro.

Non voglio più avere questo mal di testa dannato, non voglio più avere amnesie imbarazzanti e non voglio più odiare il mondo terracqueo soltanto perché non riesco a dire: non adesso, più tardi. O domani. O la prossima settimana. O il prossimo mese, il prossimo anno, il prossimo millennio-e-nel-frattempo-potrei-anche-aver-cambiato-idea, occhio!

Devo riprendermi il mio sacrosanto diritto a fare una cosa per volta, a farla bene, a farla una volta sola, a farla con piacere. Sono pronta.

 

 

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